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Questa mattina nella sala hospitality dallo Stadio Carlo Castellani di Empoli è stato presentato il nuovo tecnico della prima squadra Paolo Zanetti.

“Per me è un grande onore tornare ad Empoli – ha dichiarato il neo tecnico azzurro – cercherò di guidare la squadra con cuore e passione portando la persona che sono e la mia filosofia. Da parte mia sposo in pieno la filosofia del club, il presidente è stato chiaro sulle cose che vuole da me: c’è da portare la barca in porto, c’è da salvare la squadra in un campionato difficile. Non guardo a quello che è stato il passato ma da ora in poi. Ho grande stima di mister Andreazzoli, gliel’ho anche detto di persona, è un punto di riferimento per noi giovani allenatori: mi lascia una buona eredità anche se la squadra cambierà pelle per più di qualche giocatore. Le sensazioni? Straordinarie. Ringrazio il presidente per la fiducia e il direttore che ha creduto tantissimo in me, tra me e lui si è creato un feeling importante: vediamo il calcio allo stesso modo, è determinante per trasmetterlo ai ragazzi”.

“Il campionato? Sarà difficile, è evidente, ogni stagione è a sé quindi inutile fare paragoni col passato. L’Empoli – ha spiegato Zanetti – lotta per un obiettivo ben chiaro che è quello di salvarci ma non solo: ho scelto l’Empoli, veramente in un minuto nonostante fossi in ballo con altre situazioni, perché vuole raggiungere questo obiettivo mediante una idea di gioco nella quale i calciatori possano divertirsi e valorizzarsi. Penso di saperlo fare, per cui non ho avuto nessun dubbio nella scelta”.

“L’entusiasmo dell’ambiente dopo una promozione dalla B e la salvezza in Serie A? Penso di avere una qualità importante – prosegue Zanetti – quando cado mi rialzo migliorato e avvelenato. Mi è successo con l’Ascoli poi l’anno dopo ho fatto la storia con il Venezia e sono rimasto nel cuore dei veneziani. Ed è la stessa cosa che vorrei fare a Empoli, avendo un vantaggio perché sono già stato qui vincendo un campionato di B e conquistando una salvezza in Serie A. Conosco bene l’ambiente e il presidente, la città è vissuta da persone straordinarie, non avrò bisogno di troppo tempo per ambientarmi. Mi motiva il fatto di arrivare in una società che sta facendo bene e che nel tempo ha fatto cose straordinarie con quattordici anni di Serie A. Sono motivato a dare continuità”.

“La stagione diversa dalle altre per il lungo stop dopo novembre? Una stagione anomala – dice l’allenatore – che metterà a dura prova i preparatori atletici. Le preparazioni dovranno essere calibrate in questo senso: ci sarà una sorta di altra preparazione nel periodo di stop di 52 giorni. Una cosa nuova non solo per noi ma per tutti. So di avere uno staff di altissimo livello, che è l’unione tra le forze della società e del mio staff, che in questi giorni sta lavorando duro. Ho la sensazione che porteremo alla squadra un servizio di alto livello, non sono assolutamente preoccupato”.

“Dovremo amalgamare di nuovo la squadra – prosegue Zanetti – probabilmente gran parte dei ragazzi resteranno, alcuni ci sta che partano. Dovremo, sin dalla preparazione, creare una amalgama importante e soprattutto un gruppo che abbia una grandissima mentalità: tutti i giorni dovremo andare a cento all’ora e lavorare per andare più forte dell’avversario perché spesso tecnicamente sarà più forte di noi”.

“Il marchio di fabbrica della mia squadra? Ci tengo all’organizzazione – risponde Zanetti – non solo quella offensiva ma anche difensiva. Fare un calcio propositivo senza tralasciare altri aspetti come fase difensiva e palle inattive. Sicuramente lavoreremo con difesa a quattro e centrocampo a tre, poi per quel che riguarda i tre davanti vedo un calcio dinamico e imprevedibile. Abbiamo calciatori che si sposano perfettamente. Prima mi veniva in mente Bajrami, che spero possa rimanere con noi, un ragazzo che ha fatto le migliori cose sull’esterno: ho questa sensazione, presuntuosamente, da quello che vedo da fuori. Mi interessa mettere i calciatori nella loro posizione congeniale. Al direttore ho chiesto calciatori duttili, che nelle esigenze possano adattarsi. Satriano è uno di questi. Nella fase offensiva cercheremo di essere il più imprevedibili possibile mentre in fase difensiva servirà una identità importante”.

“Che ambiente ho trovato ad anni di distanza? E’ cambiato molto, i campi sono straordinari, il centro sportivo di Monteboro è unico. Se le cose vanno bene è anche per le strutture non solo per la competenza tecnica. L’Empoli è all’avanguardia in prima squadra e nel settore giovanile, non manca niente per dare il 100%, questa è la pretesa che la società ha verso di me e che io ho verso i calciatori: a Empoli si può sbagliare un passaggio ma non si può sbagliare l’atteggiamento e la mentalità”.

“Il feeling con il direttore Accardi? Non nasce perché lo si vuole ma perché deve succedere, siamo sulla stessa linea. Il direttore ha detto di essere ambizioso, lo sono anche io: ho 39 anni, sono l’allenatore più giovane della Serie A ma ho già una buona esperienza. La mia ambizione è portare l’Empoli il più in alto possibile”.

“Come farei giocare il Paolo Zanetti calciatore? Non avevo le caratteristiche per come piacciono a me i calciatori. Penso di aver fatto molto rispetto alle mie reali qualità. Nel lavoro sul campo sono sempre stato al top, questa cosa me la sono sempre portata dietro”.