Il tecnico azzurro Davide Nicola ha parlato nella sala stampa Antonio Bassi del Carlo Castellani Computer Gross Arena alla vigilia della sfida di domani contro la Lazio; ascolta le sue parole su Empoli Football Channel.
“Siamo al rush finale, è una partita che dura 270 minuti. Credo che come diceva Einstein ci siano due modi per vedere la vita e la partita: il primo è pensare che nessuna cosa è un miracolo, la seconda è che ogni cosa è un miracolo. Noi apparteniamo alla seconda, leghiamo questo al nostro obiettivo, che sarebbe straordinario. Io voglio questo dai ragazzi e lo voglio ogni giorno. Lo dobbiamo tradurre in azione, affrontiamo una squadra qualitativa e forte. Cosa mi aspetto di vedere domani? Noi abbiamo continuato a lavorare su noi, in relazione all’avversario che incontreremo. Abbiamo analizzato la partita precedente e lavorato su come produrre gioco, a come pensare velocemente passando da una fase all’altra, come possiamo non perdere la lucidità e l’organizzazione. Portiamo avanti questo progetto da un po’ di tempo, ma la differenza sta nel micro-miglioramento, nel farlo con meno tempo e qualità superiore. Quanto dovrà ‘pedalare’ la squadra durante la partita? I ragazzi stanno facendo molto, ma io gli ho chiesto di fare anche un 3% in più. Dobbiamo sommare tutti i singoli eventi, la squadra ne può beneficiare e trovare ulteriori risorse. Dal punto di vista pratico la Lazio è una squadra che ci vedrà impegnati a fare il nostro tipo di gioco, loro ci obbligheranno a battagliare su ogni singolo pallone, secondo me dovremo essere liberi dal punto di vista mentale. In questo momento per esprimerci ci dobbiamo credere, lo abbiamo già dimostrato e per fare questo dobbiamo suddividere la partita. Ogni quarto d’ora accadrà qualcosa e dobbiamo rimanere concentrati e attenti”.
“La crescita della squadra? Dal punto di vista della crescita va rapportato a due parametri: la mentalità con cui i ragazzi sono stati bravi ad esprimere un gioco diverso e il modo che abbiamo utilizzato per esprimerci. Ci sono state partite in cui abbiamo unito qualità in fase di possesso e non possesso, quando le partite cominciano a pesare perché non ce ne sono altre, cerchi di filtrare queste cose che ho appena descritto. L’Empoli che cosa deve temere di se stesso? ll punto è questo, se partiamo dal presupposto che l’Empoli debba temere, non si parte con il massimo dell’entusiasmo. Per me si deve fare, produrre. Temere vuol dire essere insicuri o non conoscere una cosa. Ma noi conosciamo chi affrontiamo, la Lazio è una squadra forte e dovremo essere al massimo per competere contro di loro. Dobbiamo essere convinti che tutto sia possibile, che possiamo farcela. L’Empoli sa che tutto è difficile e che tutto costa fatica ma anche che nulla è impossibile con queste armi e idee. Quello che è stato fatto lo si è fatto perché l’Empoli ha ragionato da Empoli. Questo voglio vedere dalla mia squadra. Non ci sono scorciatoie e io non ne voglio, voglio raggiungere l’obiettivo con il massimo che posso fare e con il massimo della fatica che posso fare. Il progetto Scuola del Tifo? Sfido chiunque a non rimanere colpiti da così tanti bambini che riempiono un’intera struttura. Questa è una responsabilità impressionante, perché ti guardano con il grande disincanto di chi è capace di crederei nei sogni. Dai bambini si può sempre imparare. Il progetto in sé mi ha colpito molto, è un grande valore per cui vale la pena lottare. Mi responsabilizza”.