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Una brutta sconfitta alle spalle, un’ultima gara da giocare al massimo per andare a conquistare i playoff: il direttore sportivo azzurro Pietro Accardi ha parlato alla viglia degli ultimi 90’ di campionato.

“Nonostante la sconfitta c’è ancora un’opportunità di entrare nei playoff – ha dichiarato – e dopo quello che è successo l’altra sera col Cosenza è una sorta di regalo del destino. Capisco il malumore dei tifosi ma ora dobbiamo pensare a giocarcela e a giocarcela al meglio. Cosa è successo col Cosenza? È inspiegabile. Anche alla luce della prestazione che avevamo fatto tre giorni prima a Salerno è difficile da analizzare e capire. Abbiamo preso coscienza di quello che abbiamo combinato e tutti noi, a partire dai giocatori, siamo rammaricati e dispiaciuti. Per i tifosi, in primo luogo, ma anche per noi stessi. Capire i motivi, però, è più complesso. Nessuno vorrebbe giocare così, se a Salerno ci fosse stata una prestazione negativa allora avremmo pensato a un periodo. Ho giocato tanti anni e di partite brutte ne ha disputate più di una. Vi garantisco che nessuno vorrebbe mai vivere una situazione come quella che è capitata a noi lunedì sera. Alla fine i ragazzi faticavano persino ad alzare la testa. Adesso però, ripeto, c’è un’ultima possibilità da poter sfruttare e non era scontato che ci fosse. Siamo ancora in corsa, purtroppo non dipende più solo da noi ma vogliamo ancora giocarcela ed è doveroso concentrarsi al meglio sul Livorno e trasformare tutto questo in voglia di riscattarci”.

“Il malcontento dei tifosi nei miei confronti? – prosegue – È naturale che sia così visto che ricopro un ruolo di responsabilità. Proprio per questo, però, davanti alle difficoltà non scappo ma anzi mi piace affrontarle. Accetto le critiche e so anche di avere le mie colpe. L’unico modo che ho per convincere chi non crede me è il lavoro, l’impegno. Ho le mie colpe e non mi sono mai nascosto, ma io non mollo. Ed è quello che ora deve fare anche l’Empoli. Oggi non è il momento dei bilanci e quello che vale oggi, come abbiamo visto pagandolo sulla nostra pelle, può non valere più domani. Aspetteremo che sia tutto finito, sperando che succeda il più tardi possibile”.

“In questo periodo – ha concluso – tutti quanti, non solo l’Empoli, stiamo vivendo un qualcosa di nuovo. Non era mai capitato di fermarsi tre mesi a poco più di metà dell’opera, non era mai successo di giocare così tante partite in così poco tempo. Il lockdown ha lasciato il segno a livello fisico e psicologico e non è facile capire come ognuno, singolarmente, abbia vissuto un periodo che per tutti è stato segnato da preoccupazioni e paure. Per se stessi, per la famiglia, per gli amici. Non è né vuole essere una giustificazione o un alibi, ma è un dato oggettivo. In pochi, in Serie B come in Serie A, sono riusciti a ritrovare immediatamente il bandolo della matassa. Giocando ogni tre giorni cambia tutto. Sull’aspetto mentale influiscono tanti fattori, ma come accennato questo è un calcio diverso. Alibi? Non ho mai fatto un’intervista in cui davo delle giustificazioni; oggi dipende da noi e anche dagli altri, ci sono tanti scontri diretti e dobbiamo vedere cosa capita sugli altri campi. Noi continuiamo a crederci cercando di trasformare la rabbia in convinzione. C’è quest’ultima occasione e abbiamo il dovere, l’obbligo, di andare a Livorno a giocarcela nel migliore dei modi”.