Il Direttore Sportivo azzurro Pietro Accardi ha parlato in conferenza nella sala stampa Antonio Bassi del Carlo Castellani Computer Gross Arena al termine del mercato estivo.
“Il mercato è stato molto difficile – ha affermato il direttore sportivo azzurro – perché sapete che l’Empoli ha oculatezza nell’operare. Dobbiamo sempre vendere per esigenza, rispetto all’anno scorso abbiamo speso anche meno. Questo perché ci sono anni in cui la società ha maggiore bisogno di entrate e di conseguenza dobbiamo comportarci. Da questo nascono poi delle difficoltà. In questo momento le responsabilità sono più della società che della squadra e dell’allenatore. Il nostro compito è essere lucidi nell’analizzare gara per gara: ad esempio col Verona abbiamo perso per un episodio che ci può stare. Sappiamo che quando investiamo sui giovani dobbiamo lasciargli la possibilità di sbagliare. Ne approfitto per dire che domenica i nostri tifosi sono stati meravigliosi perché nonostante le sconfitte hanno sostenuto la squadra fine alla fine. In questo momento, alla squadra e all’allenatore non mi sento di dire nulla se non stargli vicino. Questo è un gruppo nuovo che ha cambiato tantissimo, solo di entrate ne abbiamo fatte dodici di calciatori nuovi più quattro che c’erano la passata stagione. All’interno del gruppo abbiamo perso figure importanti che avevano un peso specifico nello spogliatoio. Oggi siamo in una fase di costruzione, il mercato finalmente si è chiuso, c’è la sosta che per noi è fondamentale per dei meccanismi che devono crescere. Sono fiducioso e ottimista per il futuro. Il cambio modulo? Questo club ha sempre fatto la storia con il gruppo, non è il singolo che qui fa la differenza, a Empoli non ci sono giocatori che spostano gli equilibri. Il motivo è perché la squadra non lo sosteneva e quindi mister Zanetti ha deciso di aggiungere un centrocampista. Di conseguenza abbiamo pensato di mettere dentro delle mezzali che avessero sostanza, fisicità e dinamismo. Nella costruzione della squadra cechiamo giocatori duttili per utilizzare più moduli”.
“Il ritorno di Destro? – ha aggiunto – Capisco lo scetticismo, l’anno scorso Mattia ha fatto poco esternamente, sul campo, ma vi assicuro che internamente ha dato una grossa mano. Destro è stato anche sfortunato, l’infortunio si è rivelato più grave del previsto tenendolo fuori per sei mesi. La scelta di riprenderlo nasce dalle sue qualità, che nessuno può mettere in discussione: è il decimo marcatore italiano nel campionato di Serie A. Sul discorso fisico capisco i dubbi, ma il ragazzo ha grande voglia di rivalsa e voleva tornare. Ha eseguito una preparazione particolare per due mesi, fisicamente sta bene. Destro per noi è una certezza. Manca qualcosa in avanti in base alle caratteristiche ? Cancellieri ha centimetri, Destro lo stesso. Io penso che la rosa davanti sia ampia proprio per caratteristiche diverse l’uno dall’altro. Il problema sta nel risultato e quando le cose non vanno bene si tende sempre a cercare i difetti. Forse ce li abbiamo i difetti, visto che siamo ancora a zero, ma il vero difetto è che la squadra è stata costruita in ritardo. Penso però che questa rosa sia completa e forte in tutti i reparti, dobbiamo solo dargli tempo perché i giocatori devono imparare a conoscersi. Piccoli? La sua cessione è stata una scelta, non un vincolo per arrivare a Maleh. Giocando oggi con una punta, ne abbiamo tre: Caputo, Destro e Shpendi, su quest’ultimo puntiamo moltissimo e pensiamo che possa crescere. L’innesto di Bastoni? Nasce dal cambio modulo, dall’esigenza di mettere centrocampisti con più forza e temperamento. Abbiamo deciso di rinforzare quel reparto con un altro dopo Maleh. La trattativa che mi ha soddisfatto di più? Quella di Shpendi è stata lunga e difficile, ma la volontà del ragazzo e la serietà del suo entourage ci hanno portato a chiuderla alle condizioni stabilite il mese prima. Si tratta di un giocatore di prospettiva, che rientra nei parametri dell’Empoli”.
“Spendiamo poco a fronte delle vendite fatte? E’ vero che ogni anno, per andare avanti, bisogna per forza vendere. Perché le maggiori entrate di questa società sono le cessioni dei calciatori. Come diritti televisivi siamo gli ultimi, perché rappresentiamo una realtà piccola. Unita a una gestione che ogni anno deve poter sopravvivere in Serie A. Le cessioni servono per dare una mano alla gestione, ecco perché ci sono anni in cui puoi spendere di più e altri in cui puoi spendere di meno. Le risorse che arrivano dalle cessioni vanno nella società perché ha bisogno di una mano per la gestione, tra stipendi, settore giovanile, stadio, centro sportivo. Al netto di ciò va sottolineato che anche se qualcosina per i nostri giovani è arrivato, nel momento in cui abbiamo venduto Vicario e Parisi, abbiamo deciso di non sederci per eventuali trattative. Di questo va dato atto alla società, perché ha fatto tanti sacrifici e c’è da riconoscerlo. Non dobbiamo mai dimenticarci chi siamo e da dove veniamo. Se guardiamo gli ultimi 3-4 anni ce ne sono stati pochi di momenti di difficoltà ma questo non vuol dire che non può accadere. Bisogna essere ottimisti e positivi, solo così si cresce. Io vi posso assicurare che i ragazzi sono straordinari, si allenano con voglia e intensità – chiude il direttore sportivo azzurro -, sono i primi a starci male e necessitano del nostro sostegno”.