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Il Direttore Sportivo azzurro Roberto Gemmi ha parlato in conferenza nella sala stampa Antonio Bassi del Carlo Castellani Computer Gross Arena al termine della sessione estiva di calciomercato.

Tra entrate ed uscite è stato il mercato che voleva fare?
“Abbiamo fatto un mercato sugli obiettivi che avevamo in mente io e mister D’Aversa. Mi relaziono molto con il mister, come è nella logica, mi è stato molto d’aiuto anche perché ha più esperienza di me in questa categoria, con lui siamo affini. Abbiamo cercato di ottimizzare il meglio possibile, siamo abbastanza contenti poi io penso più a quello che non sono riuscito a fare che a godermi quello che si è fatto”.

Anjorin e De Sciglio sono due operazioni diverse, come ci si è arrivati?
“Anjorin lo conoscevo e lo avevo seguito. Era un giocatore molto attenzionato che il nostro scouting, che è di alto livello, ha seguito. Abbiamo deciso di provare a fare questa operazione con un club molto importante, ci siamo mossi e ce l’abbiamo fatta. Nei primi allenamenti mi ha impressionato ma penso che il tempo sia il valore di misura migliore. Per De Sciglio, invece, è un discorso diverso perché ci serviva un giocatore di esperienza, che potesse ricoprire più ruoli per giocare a tre a quattro oppure esterno e desse esperienza in campo e nello spogliatoio”.

Come giudica invece le cessioni?
“Non c’è stata un’operazione che mi fa tenere il magone, fa parte della quotidianità di questo lavoro: hai mille idee, approfondisci e poi non prendi magari quel giocatore. Prendere i calciatori bravi non è facile, o se li tengono oppure hai concorrenza. Per quanto riguarda le uscite sono nate da richieste precise dei giocatori stessi e abbiamo dato un valore all’operazione. Abbiamo cercato di sostituirli nella maniera più adeguata possibile, senza che ci siano differenze ma questo ce lo dirà il campo”.

Come è stato confrontarsi con il primo mercato di Serie A?
“È stato molto gratificate, è quello che ho voluto da sempre e che ho rincorso. Ho grande entusiasmo ed umiltà. La filosofia del club non si allontana da quella degli altri, ognuno ha il suo parametro. Siamo stati molto bravi nella quantità del lavoro prodotto, poi vedremo il rendimento”.

È stato un mercato sostenibile?
“Il mercato dell’Empoli rispecchia quello delle altre squadre, non avevamo l’esigenza di vendere per forza. Abbiamo sempre investito e continueremo a farlo, come avvenuto con calciatori del settore giovanile che sono da prima squadra come Konate e Gravelo. Non siamo in difficoltà sul mercato poi, ovvio, chiunque vuole vendere a cifre superiori. Sostenibilità c’è stata ma poi dirà il campo quanto saremo competitivi, adesso il giudizio è prematuro”.

Ritiene Vasquez una scommessa o una cosa di più? Com’è nata l’operazione col Torino?
“Per quanto riguarda Vasquez spero sia una intuizione, crediamo nel valore del giocatore, lo seguo da molto. Nella storia l’Empoli ha avuto portieri importanti che sono arrivati con percorsi non così consolidati, ci auguriamo che prenda la direzione degli ultimi portieri che sono stati qui. L’operazione col Torino nasce dall’esigenza di coprire dei ruoli e dalla richiesta del Torino. Non avevamo intenzione di fare uscire Walukiewicz, a noi non cambiava nulla se fosse rimasto, si sono incrociate le due strade, ma se ti chiama il Torino e il ragazzo vuole andare costruisci l’operazione”.

Avete resistito a delle richieste? Come è nata l’operazione Solbakken?
“Fazzini ha avuto mercato, c’è stato molto più di un sondaggio, ma col presidente abbiamo deciso di non andare oltre. Fazzini lo inserisco tra gli acquisti, Empoli è la situazione migliore per lui per mostrare il suo potenziale. Solbakken è stata una opportunità, noi siamo stati quelli che abbiamo approfondito di più nonostante avesse molte richieste”.

Come si è arrivati a Gravelo?
“Il ragazzo lo abbiamo visto in video ed abbiamo mandato degli osservatori. Avevamo referenze importanti quindi abbiamo deciso di fare questa operazione sempre nella direzione di fare valore. Eder ce ne ha parlato bene. Dovremo essere bravi a farlo integrare e far crescere, in questo l’Empoli è storicamente molto bravo”.

Che livello di competitività ha la squadra?
“Difficile rispondere adesso dopo tre gare. L’importante è aver fatto il massimo di quello che potevamo fare poi sarà il campo il giudice supremo. Sono ottimista, lo sono tantissimo, fa parte del mio carattere. Sono che è un campionato difficile e so che campionato deve fare l’Empoli. Siamo consapevoli di quello che incontreremo e dovremo affrontarlo con serenità. Possiamo giocarcela al cento per cento”.

La vittoria con la Roma è un bel segnale in previsione della gara di sabato con la Juventus?
“Aver vinto all’Olimpico, cosa che non era mai successa nella storia dell’Empoli, mi inorgoglisce. I punti valgono come a maggio e siamo contenti ma serve equilibrio nelle cose. Il campionato è difficile, i momenti negativi arriveranno e la differenza la fa la gestione del momento negativo, in questo l’Empoli è un modello. Naturalmente speriamo che le difficoltà arrivino il più tardi possibile oppure mai”.

Cosa pensa dell’addio di Caputo?
“Colgo l’occasione di ringraziarlo per la sua professionalità, ci ha dato una grossa mano nello spogliatoio. Parlando con lui gli ho spiegato il nostro mercato e quanti attaccanti avrei voluto prendere, sapeva che avrebbe dovuto condividere numericamente il reparto offensivo. Lo capisco, lui si sente ancora protagonista e può esserlo, non ha saltato né un allenamento né un’amichevole. Abbiamo deciso di dividere le nostre strade pacificamente e abbiano trovato nella risoluzione del contratto la cosa migliore da fare”.