Dispiacere, ma anche tanta voglia di ripartire. Sono questi i sentimenti del presidente Corsi a pochi giorni dalla gara contro l’Inter che ha sancito la retrocessione degli azzurri riportati dalle edizioni locali de Il Tirreno e de La Nazione.
“È indubbiamente un grande dispiacere — dice Corsi — anche se io da un po’ di tempo mi ci ero abituato. Se siamo arrivati a giocarcela all’ultima giornata il merito è stato dell’allenatore, dello staff e di Pietro Accardi. Di fronte a una squadra che rappresenterà l’Italia nella prossima Champions, abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare, abbiamo dato tutto. Sugli altri campi è successo qualcosa che si poteva anche prevedere, ci siamo sforzati di non crederci, ma in realtà sapevamo di poter fare affidamento solo su noi stessi. Così è stato, ma stavolta la fortuna non ha aiutato gli audaci. Ce la siamo giocata fino all’ultimo mettendo paura a uno stadio con 70.000 persone, restando a pochi centimetri da un’impresa miracolosa”.
“Una sconfitta dura da digerire – continua il presidente azzurro -, non ci ho dormito sopra, ma questo era normale. Questa retrocessione ci penalizza tanto, troppo, e non rende merito a tutto quello che l’Empoli ha fatto di buono, come testimoniano i tanti attestati di stima che stiamo ricevendo da tutta Italia. Dopo il mercato di gennaio, quando alcuni errori sono stati corretti, e il ritorno di Andreazzoli, ha fatto cose strepitose. È stato uno dei miei Empoli migliori, ha conquistato tutti e ci ha gratificato con delle emozioni importanti, con un palo che ha fatto la differenza nel singolo episodio. Mi dispiace, soprattutto per la città che ci ha sostenuto fino alla fine, ma non tanto per me. Adesso, per il ruolo che ho, sono chiamato a guardare avanti rispetto al risultato della domenica”.
“Abbiamo dato un assetto alla squadra che non risponde alle nostre tradizioni – prosegue Corsi -, andando a prendere qualche giocatore che aveva tante presenze in A, dimenticando che questa non è mai stata la nostra strada. Forse questo ha portato a fraintenderci, ma il nostro obiettivo era ed è sempre stato la salvezza. Il malinteso con la piazza è nato quando abbiamo cercato di dare un’organizzazione nuova alla società, ma abbiamo sbagliato, andando a ricercare un qualcosa che non risponde alla nostra tradizione. L’idea era di cambiare per fare un salto di qualità ma questo non è avvenuto e ci ha portato fuori strada: lo avevo già contestato in autunno, quando mi sono ritrovato in mezzo ad un qualcosa in cui non mi riconoscevo”.
“Ora si volta pagina – ha poi detto il presidente azzurro -, ripartendo dallo spirito Empoli, dove chiunque sarà chiamato a lavorare per questa squadra dovrà interpretarla come l’occasione della vita. Adesso comincia il lavoro di noi dirigenti, inizia una nuova riorganizzazione e bisogna ripartire dalla familiarità e da quel clima che c’è sempre stato e che si è ricreato dal ritorno del nostro condottiero Andreazzoli. Da quel presidente che si ferma al bar a parlare con i tifosi, dalla condivisione delle scelte con il nostro ambiente. Ovviamente oggi mi sento stanco, gli errori me li sento tutti addosso, tutti miei. Se arrivasse un magnate americano anche forse lascerei tutto. Ma forse non lo vorrebbero neanche gli empolesi…».
“Andreazzoli? – ha poi detto – Spero di ripartire da lui, l’ho già detto e lo ribadisco. È il calcio che vogliamo, il suo, quello che porta risultati attraverso il gioco e valorizza i giovani. Per ora mi ha detto che deve valutare le energie che ha ancora addosso ma credo che dopo una breve vacanza sarà pronto a vivere una nuova avventura con noi. Accardi? È un dirigente di valore, lo ha dimostrato anche in questi ultimi due mesi e non ho dubbi: palerò con lui e condividerò le mosse e il progetto da seguire. Mi auguro che rimangano entrambi, adesso dobbiamo capire gli obiettivi, abbiamo bisogno di sentirci elettrizzati dall’occasione di fare un gran campionato di serie B. Se vedrò nei loro occhi questa voglia andremo avanti».
“Voglio dire, con forza, – parlando della squadra – che è stata eccezionale, dimostrando un attaccamento alla maglia, uno spirito, che davvero è stato il valore aggiunto per vivere un finale di stagione incredibile, anche se non è finito come speravamo. È chiaro che molti di loro faranno la carriera che meritano di fare. Caputo? È stato eccezionale, per quello che ha fatto in campo ma anche per come si è legato alla nostra realtà. È la terza persona dalla quale vorrei ripartire, dalla quale voglio ripartire. Spero di convincerlo proprio in virtù del suo legame con la città».
“L’importante, ora, – ha concluso il presidente Corsi – è non disperdere questo clima che si è ricreato e che, a Empoli, ha sempre portato cose positive, cose belle. Da oggi, ribadisco, comincia il lavoro e ripartiamo. Sempre che non arrivi il famoso magnate americano. Anche in questo caso, però, mi metterei a disposizione per il viva-io, per andare a scovare i migliori ragazzi del 2003 o del 2004. Sarebbe una buona cosa. Anche per l’Empoli”.