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Domenica 17 gennaio 1988 si gioca la 15° giornata del campionato di serie A 1987 – '88 e l'Empoli va a far visita al Pescara. A metà stagione, per gli azzurri di Salvemini – ultimi in classifica, fortemente penalizzati dai -5 della giustizia sportiva ed a digiuno di vittorie da tre turni (due pareggi casalinghi ed una sconfitta esterna) – la salvezza, distante tre lunghezze, inizia a farsi difficile e non può non passare dallo stadio "Adriatico". Laddove il Delfino, pur nuotando in acque tutto sommato tranquille, galleggiando al decimo posto in graduatoria in vista del giro di boa, rimane pur sempre una diretta rivale per evitare la retrocessione. Nell'ennesima giornata di sole del tiepido ed anticiclonico inverno 1988, Galeone, allenatore biancoazzurro, manda in campo Gatta, Benini, Camplone, Marchegiani, Junior, Bergodi, Pagano, Loseto, Gaudenzi, Sliskovic e Gasperini, mentre Salvemini contrappone Drago, Vertova, Pasciullo, Della Scala, Lucci, Gelain, Calonaci, Cucchi, Ekstrom, Incocciati e Baldieri. Memore dell'uno – due subito sette giorni prima ad Ascoli, proprio nei minuti finali della partita, costato la sconfitta, Galeone opta per la prudenza, schierando il "falso nueve" Gaudenzi, un centrocampista offensivo, e Gasperini, che pur figurando formalmente come ala sinistra, è un centrocampista puro. L'idea è quella di non sbilanciarsi eccessivamente, aspettare i toscani e cercare di sorprenderli in contropiede senza dargli punti di riferimento. Nulla di eclatante, però, sul piano sostanziale, che vede Drago puntualissimo nello sbrigare la più che ordinaria amministrazione. Tant'è che è sul fronte empolese che, al 22', si sviluppa la prima emozione, regalata da Ekstrom, che costringe Gatta ad uscire a valanga per sventare la minaccia. Bisogna, invece, attendere fino alla mezz'ora per assistere al primo vero tentativo a rete del Delfino, operato dalla lunga distanza da Sliskovic, stante le difficoltà ad entrare nella tonnara azzurra, e neutralizzato a terra da Drago. Cucchi ed Incocciati ci provano, senza fortuna, su calcio di punizione, mentre, nel mezzo, una sortita di Gatta anticipa al momento del tiro Ekstrom, servito da Pasciullo. Ci si aspetterebbe ben altra forza e coraggio nel secondo tempo, ma i circa 11.000 spettatori dell'Adriatico rimangono delusissimi. Il Pescara, inspiegabilmente a corto di fiato e visibilmente preoccupato di perdere, ripiega ulteriormente, lasciando ancor più all'Empoli l'iniziativa. Ma, come già accaduto più volte dall'inizio della gara, Ekstrom non riesce quasi mai a liberarsi dalla morsa della coppia Benini – Bergodi, venendo assistito ancor meno dalle ali Calonaci e Baldieri. Non è un caso che per dare il via libera al numero nove azzurro debba pensarci, al 9', Sliskovic con uno svarione, su cui Gatta esce di gran carriera al limite, calciando lontano la minaccia. Il portiere biancoazzurro è poi fortunato al 18', quando, su punizione di Cucchi, si lascia sfuggire la sfera, ma Ekstrom è troppo defilato per indovinare il tap – in, che si spegne sull'esterno della rete. Gatta è poi strepitoso al 34', quando si tuffa alla disperata su Cucchi, presentatosi solo davanti a lui, dopo aver mandato al bar Bergodi, rimanendo anche a terra, leggermente contuso. Stramazza pure, nel divenire dell'azione, Marchegiani, che si copre il volto lamentando una gomitata di Incocciati. L'arbitro Lombardo gli crede e caccia il presunto autore del gesto violento, che, però, non sembra trovare riscontro alcuno nelle movioli serali. Addirittura, Junior, fermatosi a bordo campo con un taglio sul capo, accusa Incocciati, che si avvia anzi tempo sulla doccia, di recidiva nei suoi confronti. Sul piano del gioco, invece, i minuti finali rispecchiano a pieno il filo conduttore di una partita in cui le cose fatte per bene rimangono ben oltre i limiti delle due aree di rigore. Come dimostra anche, proprio allo scadere, Mazzarri, entrato al 68' al posto di Calonaci, che sfiora il sette su punizione. E, alla fine, tra accuse e controaccuse nel dopo partita, per entrambe le squadre non rimane che una piccola grande consolazione riposta nel pressoché totale fallimento di tutte le altre compagini invischiate nella lotta per non retrocedere. Quanto basta per tirare avanti..! Federico Ferretti