Mercoledì 11 febbraio 1998 è in programma, come unico turno infrasettimanale di stagione, la ventesima giornata del campionato di serie A 1997 '98 e l'Empoli va a far visita alla Lazio. Si torna a Roma dieci giorni dopo la rocambolesca, quanto sfortunata, sconfitta 4 3 contro i giallorossi. Confidando in una miglior sorte, Spalletti, tecnico azzurro, può contare su una squadra caricata a pallettoni dopo il 5-0 di tre giorni prima al "Castellani" contro il Napoli e che intende almeno mantenere il quint'ultimo posto, a +1 sulla zona retrocessione. L'avversario, però, pare un colosso, visto che si sta parlando di una Lazio quarta in classifica, ma che annovera fior di campioni in rosa e che per la qualità di gioco espressa fino a quel momento meriterebbe di infastidire ancor più profondamente Juventus ed Inter nella lotta scudetto. E davvero può parlarsi di una prova… del nove, visto che i biancocelesti sono reduci da altrettanti risultati utili consecutivi in campionato e chi ha giocato contro le Aquile all'Olimpico nei precedenti nove incontri tra serie A e coppe ha beccato sempre sonore sconfitte. Per scongiurare che i toscani diventino la decima vittima della squadra di Eriksson, Spalletti non mostra alcun timore reverenziale, proponendo un 3-4-3 con Roccati in porta, Fusco, Baldini e Bianconi in difesa, Ametrano, Pane, Ficini e Tonetto a centrocampo, Esposito, Bonomi e Cappellini in attacco. Eriksson, privo degli indisponibili Almeyda e Fuser, sceglie, invece, un 4-4-2 classico con Marchegiani tra i pali, Pancaro, Nesta, Negro e Chamot a comporre la linea difensiva, Fuser, Venturin, Jugovic e Nedved in mediana, Casiraghi e Mancini di punta. Nel primo quarto d'ora, si sviluppa il tema tattico della gara: Cappellini incrocia le piste del duo Negro Nesta, mentre Bonomi ed Esposito si scambiano le fasce d'attacco a centrocampo, si formano le coppie Ametrano Nedved, Pane Jugovic, Ficini Venturin e Fuser Tonetto, mentre Bianconi prova a stare alle costole di Casiraghi e Fusco insegue affannosamente Mancini. Che dilaga, però, con il passare dei minuti, sfornando giocate di classe purissima ed assist a ripetizione. Sul primo, Fuser calcia a lato, sul secondo, splendido, Nedved trapassa Roccati senza che il portiere azzurro se ne possa rendere conto. Siamo al 17' ed il tutto senza che i biancocelesti abbiano mai fatto i conti con l'autovelox. Anzi, le Aquile paiono compiacersi, tranne Mancini, che inventa pure un paio di pallonetti d'acquolina in bocca, che avrebbero meritato "miglior digestione". Non è da Nesta sbagliare un pallone banale che, al 35', regala un corner all'Empoli. Sul tiro dalla bandierina di Bonomi, l'errore laziale diviene addirittura collettivo, da Mancini che rimane piantato sul primo palo, a Negro e Nesta che marcano l'aria, fino a Pancaro, che si perde Cappellini, lesto ad infilare Marchegiani nella stessa porta, sotto la curva sud, dove, dieci giorni prima, aveva trafitto per due volte il romanista Konsel. Al rientro dall'intervallo, sull'1 1, Eriksson attua la staffetta annunciata alla vigilia: fuori Mancini (uscito acciaccato tre giorni prima contro il Milan) e dentro Boksic: forza fisica che si aggiunge alla tecnica in un cocktail che ubriaca la retroguardia empolese, tenuta in piedi da un miracolo di Roccati su Casiraghi e da un provvidenziale salvataggio sulla linea di Baldini su Boksic. Dieci minuti terribili che culminano, purtroppo, con la capitolazione della banda Spalletti, colpita da una deviazione fortuita di Negro su una staffilata dal limite dell'area di Nedved, diventato, di fatto, la terza punta biancoceleste. Eppure, gli azzurri non si danno pace, protestando per un doppio fuorigioco, uno di Casiraghi (sicuramente non punibile, in quanto passivo) e l'altro proprio di Negro, in linea con Baldini, però, secondo il primo assistente dell'arbitro Borriello, Di Savino. Spalletti non demorde e, intorno alla mezz'ora, effettua due cambi intelligenti, togliendo Esposito ed Ametrano ed inserendo, rispettivamente, Florijancic e Cribari, per poi dover rimpiazzare, con Martusciello, anche Baldini, colpito da una brutta gomitata di Casiraghi, che Borriello non vede. Per l'Empoli, nuova organizzazione tattica (tre attaccanti più una mezza punta) ed un serbatoio di energie fisiche e nervose quasi infinito, che tiene in apprensione gli uomini di Eriksson fino al terzo minuto di recupero, quando Gottardi, un difensore, appena entrato al posto di Casiraghi per arginare la pressione azzurra, chiude la contesa sul definitivo 3 1. Sconfitta si, brutta figura no! Federico Ferretti