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Domenica 18 gennaio 2004 è in programma la 17° giornata del campionato di serie A 2003 – '04 e l'Empoli è protagonista a San Siro contro l'Inter. Al giro di boa, il mare nero azzurro (inteso come simboleggiante i colori di entrambe le squadre) appare molto agitato. Lo è stato sin dall'inizio per i toscani, reduci, sette giorni prima, dalla seconda vittoria in campionato (2 – 0 al Castellani contro il fanalino di coda Ancona, di fatto già spacciato) che ha interrotto una sequela di quattro sconfitte consecutive. Per non affondare in serie B (a cui sono destinate le ultime quattro compagini del massimo campionato), è cambiato anche il timoniere, ma Perotti, subentrato al posto di Daniele Baldini dopo sei giornate, non è riuscito, più di tanto, a raddrizzare la barca, che naviga virtualmente tra i cadetti, terz'ultima con soli nove punti, insieme a Perugia e Lecce. Così, fare risultato a Milano contro l'Inter costruita per l'ennesima volta per vincere quello scudetto drammaticamente sfilato via due anni prima e rincorso da quindici anni, con 22 punti in più in classifica, sembra davvero qualcosa di materialmente irrealizzabile. Sembra, però, è il verbo giusto da impiegare. Perché il mare in cui naviga l'Inter è decisamente più nero che azzurro. Cuper, tecnico argentino del biscione, aveva promesso ad inizio stagione di divertire, oltre che di vincere. Ma, dopo una partenza brillante, ecco tre deludenti pareggi contro Sampdoria, Udinese e Brescia, intervallati dalla sconfitta 3 – 1 nel derby, che fanno alzare la marea nera di Moratti che spazza via "l'hombre vertical". Al suo posto, ecco Zaccheroni, ex milanista campione d'Italia nel 1999, che si becca subito una contestazione all'esordio a San Siro (uno scialbo 0 – 0 contro la Roma). Poi, un'impennata positiva, che porta Zac ed i suoi a meno cinque dalla vetta, trascinati dai goal di Bobo Vieri che, il giorno della Befana, segnando la centesima marcatura con la maglia interista nel 3 – 1 al Lecce, viene incoronato da Materazzi e co imperatore del goal nero azzurro. Ma, d'improvviso, ecco le acque agitarsi di nuovo nel corso della settimana che precede la sfida con l'Empoli: sconfitta a Parma (1 – 0) in campionato – con i meneghini ora quarti a meno otto dalla capolista Roma e meno cinque dall'accoppiata inseguitrice Milan e Juventus) – pareggio 0 – 0 ad Udine nei quarti di finale di Coppa Italia e, per di più, caso Vieri ufficialmente aperto. Cioè? Prima dell'incontro di Coppa Italia, Bobo lamenta un infortunio, decide di non partire per il Friuli, la società non la prende bene, lo multa, ma lo convoca regolarmente per la partita contro gli azzurri. Se non che il giorno prima, complice l'ultimo, fatal, rigore calciato in allenamento dopo la tradizionale partitella, sotto gli occhi di Moratti e Facchetti, l'adduttore della gamba sinistra del neo coronato centravanti nero azzurro ha un risentimento, che impone prudenza a Zaccheroni. Con il passare delle ore, la situazione sembra rientrare, tanto che la lista dei convocati non subisce modifiche in uscita. Ma, la domenica mattina, Vieri sostiene di non farcela per il dolore e lascia la Pinetina, andando ad accomodarsi nel salotto di casa per incitare i suoi contro l'Empoli. Ecco allora che qualcuno comincia a considerare i presunti acciacchi fisici di Bobo più o meno diplomatici infortuni da mal di pancia generato dalle voci di mercato, che vedono Adriano in procinto di trasferirsi a breve dal Parma all'Inter. Che Vieri non gradisca di spartirsi il suo regno nero azzurro con il probabile nuovo arrivo dell'attaccante brasiliano, guarda caso soprannominato l'Imperatore? Bobo, ovviamente, smentisce, ma più di qualcuno la pensa diversamente. Prima dell'inizio della gara contro l'Empoli, la Curva Nord, cuore del tifo interista, sceglie di ignorare Bobo, fatto salvo un piccolo striscione, mentre vengono srotolati ben altri messaggi di disapprovazione nei confronti di Moratti, uno dei quali, il più pesante in termini di offese, viene fatto prontamente ritirare dalle forze dell'ordine. In questo clima non esattamente da latte e miele, Zaccheroni conferma il suo 3-4-3 e schiera Toldo in porta, Cordoba, Adani e Gamarra in difesa, Javier Zanetti, Almeyda, Emre e Pasquale a centrocampo, Van der Meyde, Martins e Cruz in attacco. Perotti va sul 4-2-3-1 e dà fiducia a Balli tra i pali, Belleri, Cribari, Vargas e Lucchini nella retroguardia, Ficini e Grella mediani bassi, Buscè, Vannucchi e Di Natale ispiratori dell'unica punta Rocchi. E sono proprio le tre mezze punte empolesi a scombinare i piani dell'Inter, pressandola alta ed assistendo al suo smarrimento in un prolungato ed infecondo possesso palla. Di Natale è spesso incontenibile, ma manca di quella cattiveria necessaria a credere che quella sia la giornata giusta per uscire quanto meno indenni dal Meazza. Il tridente offensivo schierato da Zaccheroni necessiterebbe di fantasia per essere ispirato, ma i cervelli Almeyda ed Emre appaiono svuotati di idee e, dalle fasce, Pasquale indovina poco niente, mentre Javier Zanetti corre spesso a vuoto (bruttissimo segnale). Contro la difesa tutt'altro che immacolata degli azzurri (già trenta le reti subite in campionato), appena due "citofonate" a Bucci: una di Van der Meyde, al 41', l'altra su punizione di Cruz, in disagio totale nella posizione di terzo a sinistra nell'attacco, quattro minuti dopo. Nel frattempo, dopo i primi timidi cori di incitamento per Zaccheroni e co, il pubblico interista, spazientitosi per il non gioco espresso dai propri beniamini, inizia a pretendere a gran voce, eufemisticamente, la manifestazione degli attributi… Una bella intuizione di Zanetti, ciccata malamente di testa da Martins, sembra essere un segnale incoraggiante per il secondo tempo della squadra di Zaccheroni, che inverte Van der Meyde con Cruz, anticipato poi in angolo da Belleri al 12', dopo aver calciato da posizione favorevole. Spostato a fare la torre in area, ruolo più consono alle sue caratteristiche, lo stesso Cruz rimedia, però, una figura pure più brutta al 16', quando non intercetta una buona verticalizzazione di Gamarra. Ma il peggio del peggio del pomeriggio interista ha da venire: al 18', Emre, dopo ripetuti conati di insulti all'arbitro Paparesta, si becca giustamente il rosso, calando i suoi nello sconforto più totale. Inevitabile, da qui in avanti, che il biscione non addenti più la squadra di Perotti. Che, allora, negli ultimi venti minuti, decide di affondare senza pietà il coltello nell'insipido burro nero azzurro di giornata: dentro un attaccante, Tavano, al posto di Lucchini, un difensore e, successivamente, un'altra punta, Cappellini, per il rifinitore Vannucchi. La fortuna sembra essere davvero l'unica alleata degli uomini di Zaccheroni quando, a cinque minuti dalla fine, Di Natale prima sfiora il palo e poi colpisce la traversa, sull'assist fornito dal tandem Tavano – Rocchi. Ma, al primo di recupero, ecco il piccolo Empoli farsi davvero grande, meritatamente, a San Siro al cospetto di un Inter orami completamente evaporata: Tavano si beve alla goccia l'impacciato Brechet – entrato al 19'al posto di Adani – e serve rasoterra Rocchi, che fa secco Toldo. Dopo il fischio finale, i circa trecento supporter empolesi giunti fino a Milano traboccano di gioia, mentre dalle balconate nero azzurre piovono cuscini e fischi sonori contro un'Inter ritenuta senz'anima. Ripartono i cori contro la società e se ne sentono alcuni ancor più inquietanti, in cui i tifosi minacciano di "venire con i bastoni". Da cerimoniere ufficiale dell'incoronazione di Bobo Vieri ad ambasciatore di pace del popolo nero azzurro: dagli spogliatoi, Materazzi, insieme a Cordoba ed a Javier Zanetti, esce per parlare con alcuni capi della tifoseria interista, inviperiti nel dovere accettare l'idea di veder sfumato, già a gennaio, il sogno scudetto e di veder declassate le proprie ambizioni a Coppa Italia e zona Champions. Un pomeriggio iniziato in modo turbolento per l'Inter, il cui epilogo vede Rocchi metterci sopra pure il carico. A bastoni, ovviamente! Federico Ferretti