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Domenica 1° novembre 1987 si gioca la settima giornata del campionato di serie A 1987 – '88 e l'Empoli va a giocare in trasferta contro il Napoli. Testa coda dall'esito abbastanza scontato, almeno sulla carta, stante lo strapotere di Maradona e co, già in fuga solitaria a +3 dalle dirette inseguitrici. Solo la Roma, sette giorni prima, è riuscita a rallentare la corsa dei campioni d'Italia in carica, fermandoli 1 – 1 all'Olimpico, a margine di una partita piena zeppa di polemiche. Ed è proprio negli ultimi sette giorni di passione vissuti sotto il Vesuvio che i toscani ripongono qualche speranza di "sopravvivenza", stante la triplice squalifica comminata nei confronti di Careca (due giornate per una testata rifilata al giallorosso Collovati), Renica (anche lui espulso nella Capitale) e, soprattutto, Bagni, sospeso per due turni dall'incarico di mediano tutto fare per il gesto dell'ombrello rivolto alla curva sud, che ha definitivamente reso tempestoso quello che una volta era il derby del sole e dell'amicizia tra napoletani e romanisti. Conseguenza di tutto ciò? Tanta rabbia nell'allora sede di piazza dei Martiri, cerotto sulla bocca di tutti i giocatori e, probabilmente, qualche certezza in meno nelle gambe e nella testa, soprattutto in quella di Maradona, che, compiuti 27 anni due giorni prima, qualcuno si azzarda a definirlo, ormai, "un pallone". I tifosi partenopei non mancano di manifestare il proprio disappunto anche nei confronti delle decisioni della giustizia sportiva e, dalla curva B, viene srotolato uno striscione che recita "Dai Lega, provaci in otto", prima grana per il neo eletto presidente federale Matarrese, anche se non chiamato direttamente in causa nella circostanza. Ma l'Empoli non vuole certo puntare solo ed esclusivamente sulle disgrazie altrui, perché la squadra di Salvemini, pur avendo ottenuto solo una vittoria (seppur di prestigio, contro la Juventus) ed aver segnato un'unica rete, ha dimostrato organizzazione e grinta da vendere, demeritando appieno l'ultimo posto in classifica, a cui ha contribuito anche una penalizzazione di cinque punti, inflitta per un presunto tentativo di combine contro la Triestina, nel campionato cadetto del 1985 – '86. Bianchi, tecnico del Napoli, riorganizza la sua formazione con Garella, Ferrara, Francini, Filardi, Bigliardi, Ferrario, Carnevale, De Napoli, Giordano, Maradona e Romano. Salvemini dà, invece, fiducia a Drago, Vertova, Pasciullo, Della Scala, Brambati, Cucchi, Urbano, Zanoncelli, Ekstrom, Incocciati e Baldieri. Ed è proprio nella nuova pelle azzurra, dovuta alle numerose defezioni di giornata, che i toscani sono subito abili ad incunearsi, graffiando con prepotenza dopo appena sette minuti, quando una splendida verticalizzazione di Della Scala mette Ekstrom solo davanti a Garella, libero di batterlo in uscita, stante la paralisi della difesa campana, che credeva di aver intrappolato in fuorigioco il centravanti svedese. Calato per una decina di minuti il gelo sul S. Paolo, ci vuole il primo zampillo del pomeriggio di classe purissima del Maradona per riequilibrare la contesa: cross di Diego dalla bandierina di sinistra, De Napoli si destreggia in splendido palleggio nella gabbia di avversari erettagli intorno e conclusione in porta parata da Della Scala quando il pallone aveva già superato la linea di porta. Ma non per l'arbitro Frigerio – guardalinee nell'infuocato Roma – Napoli della settimana precedente – che assegna il penalty, trasformato da Maradona con un tiro alla destra di Drago, che sfiora e si dispera, mentre il Pibe de Oro, giustamente, bacia la sfera, baciata dalla dea bendata. Gli uomini di Salvemini, però, lo sono davvero con la "U" maiuscola e, senza alcun timore reverenziale nei confronti dei primi della classe, spaventano Garella con Incocciati. Quindi, protestano per un fallo in area su Baldieri da parte di Bigliardi, spesso in difficoltà per tenere a bada l'ala sinistra toscana. Poi, però, contro chi rappresenta, probabilmente, il più forte calciatore di tutti i tempi, c'è ben poco da fare: lancio millimetrico di Romano per Maradona, tocco morbido con il sinistro a neutralizzare il suo body guard personale, Della Scala, e, con l'esterno sinistro, palla nell'angolino più lontano di Drago. E' il 35' e valgono solo applausi, per una doppietta che Diego non griffava da parecchio tempo. Un intervento sospetto di Pasciullo su Carnevale rende pari sul piatto della bilancia le dosi di insoddisfazione delle due squadre per l'arbitraggio di Frigerio, prima che Drago si superi per deviare sopra la traversa una "Maradonata" su punizione. Forse, allora, non è un caso che, per provare a raffrenare la fantasia insopprimibile di Diego, l'Empoli si ripresenti in campo con due numeri cinque, che appaiono sulla schiena di Brambati e Cucchi. Frigerio ci mette cinque minuti per capire "l'inganno", frutto, ovviamente, di una semplice svista, sollecitando la panchina toscana ad intervenire con la consegna della maglia numero sei a Cucchi. Ma, sul piano dell'interpretazione di gara, la squadra di Salvemini è tutt'altro che in confusione ed Ekstrom sfiora il pareggio con una staffilata non molto lontana dall'incrocio dei pali. Un minuto dopo, Drago è attento sul primo palo a respingere un potente fendente di Filardi, mentre Incocciati sfiora il montante con una rasoiata alla sinistra di Garella. Se Francini, sulla fascia sinistra, preferisce più non prenderle che darle a Zanoncelli, sul fronte opposto d'attacco Carnevale non fa rimpiangere Careca, dannandosi l'anima con sportellate poderose e generosi assist ai compagni e fermato pure da Drago, che blocca in tuffo una sua inzuccata, dopo un cross scoccato dalla sinistra da Maradona, dopo un palleggio prolungato del Pibe de Oro di almeno dieci secondi. L'Empoli, però, dà tutto fino all'ultimo e, ad otto minuti dal termine, Baldieri, ottimamente servito in profondità da Incocciati, salta Garella, forse anche toccato dal portiere napoletano, ed il suo tiro viene salvato dalla linea da Ferrario, più volte richiamato da Bianchi nel corso della partita ed in costante affanno su Ekstrom, ma decisivo per salvare il 2 – 1 dei suoi. Niente da fare contro un Diego così. Inarrestabile, anche con un "doppio stopper"! Federico Ferretti