Domenica 14 febbraio 1988 si gioca la 19° giornata del campionato di serie A 1987 '88 e l'Empoli è protagonista del derby sul campo della Fiorentina. Nel bel mezzo del Carnevale, l'umore è tutt'altro che festoso a bordo del carro di entrambe le squadre, destinato ad una mesta sfilata sul viale del tramonto della stagione. Addirittura verso la serie B, per quanto riguarda il carrozzone azzurro, partito pure con un ritardo di cinque punti per decisione della giustizia sportiva, incapace di trionfare da sette turni e staccato di quattro lunghezze dalla zona salvezza. Se non altro, la squadra di Salvemini ha mosso un po' la classifica, portando a casa cinque pareggi. Nelle sabbie mobili della graduatoria si è arenato anche il carrozzone viola, undicesimo, ma appena a +2 dall'inferno del penultimo posto. Gli uomini di Eriksson non incamerano un successo da cinque settimane, costellate da due pareggi e tre sconfitte, scivolando pericolosamente verso il burrone. Dunque, a tutti gli effetti, un derby vissuto all'insegna della "paura fa… 90 minuti". Se non altro, la riforma dei campionati per passare alla serie A a 18 squadre a partire dalla stagione successiva – che prevede, eccezionalmente per il 1987 '88, soltanto due retrocessioni – continua ad alimentare speranze per entrambe sul fronte salvezza. Salvemini schiera sostanzialmente l'undici tipo, optando per Drago, Vertova, Gelain, Della Scala, Lucci, Brambati, Urbano, Cucchi, Ekstrom, Incocciati e Baldieri. Ericsson deve rinunciare in mediana a Berti, squalificato, e spera in un'inversione di tendenza da parte di Landucci, Calisti, Carobbi, Bosco, Battistini, Hysen, Pellegrini, Onorati, Diaz, Baggio e Di Chiara. Nel giorno di S. Valentino, la liaison d'amore tra la Fiorentina ed i suoi tifosi sembra finita ormai da tempo. Del resto, i supporter viola non possono tollerare che il Giglio, che nella sua rosa annovera petali rigogliosi del calibro di Berti, Diaz e Baggio, a febbraio si sia già appassito, rischiando di avvizzire addirittura tra le erbacce. La gelida tramontana che spira dalla collina di Fiesole non spazza via l'onda della contestazione, che inizia silenziosa, all'insegna dell'indifferenza nei confronti di calciatori ritenuti indegni di vestire la maglia viola e di una società incapace di richiamare tutti all'ordine. Così, ecco intravedersi spazi vuoti tra il mutismo della curva Fiesole, che non espone striscioni ed intona cori solo per il mito Antognoni, acclamato a gran voce come presidente. Sul campo, però, l'ennesima rivoluzione tattica partorita da Ericsson dopo la sconfitta patita a Como sette giorni prima, sembra, in principio, dare segnali incoraggianti: lasciato in panchina Pin, Battistini lascia la mediana, tornando nel ruolo di difensore centrale a fianco di Hysen, mentre viene rispolverato Onorati in cabina di regia, accentrando la posizione di Di Chiara, ormai divenuto un buon centrocampista centrale, ed allargando quella di Pellegrini. Complice anche il vento in poppa, la barca viola tenta più volte di affondare il povero Empoli, che, per sua fortuna, ha un Drago tra i pali. Nei primi dieci minuti, il portiere azzurro è prontissimo, nell'ordine, a sventare un tiro – cross di Di Chiara ed una conclusione di Bosco, che denota qualche difficoltà nel sostituire Berti in fase di costruzione. Al 23', Onorati calcia in porta, il ginocchio di Della Scala intercetta il fendente ed il pallone carambola sui piedi di Baggio, fermato in ostruzione da Vertova in area: l'arbitro Pezzella fischia la punizione a due in area, che Baggio scaglia fuori davvero di poco. I primi 45 minuti si chiudono senza notizie significative degli azzurri, che nel disegno tattico denotano una profonda frattura tra Incocciati e Cucchi rispetto all'unica punta Ekstrom, apparso imborghesito e poco disponibile al sacrificio, requisito che dovrebbe essere d'obbligo per il centravanti di una "provinciale". Ma, nel secondo tempo, volato via l'ausilio di Eolo, la Viola stinge nuovamente, come accaduto nel corso delle precedenti esibizioni, e gli azzurri salgono di tono, trovando più spazi liberi ove infilarsi. Al 2', punizione di Incocciati che finisce alta, seguita a breve distanza da una conclusione a fil di traversa di Cucchi e da uno splendido tiro a giro sul secondo palo, sferrato dal limite dell'area da parte di Baldieri, che vede la palla spegnersi sul fondo, davvero molto vicina al montante destro di Landucci. Al 23', però, la Fiorentina costruisce l'occasione più nitida, che Drago sventa ancora, opponendosi con il ginocchio ad un'incursione a distanza ravvicinata di Diaz, comunque deludente, distante anni luce dal giocatore ammirato a Firenze nel 1986 '87. Intanto, va in onda il sequel del "colossal Baggio vs Brambati", che continuano a sfidarsi a suon di colpi proibiti, intimidazioni verbali e minacce di querele reciproche, dopo aver aspramente duellato nel precedente episodio, "girato" ad Empoli nell'ottobre del 1987. Landucci, inoperoso, se la vede davvero brutta al 44', quando una punizione da 40 metri di Cucchi, impennata dalla tramontana, centra la traversa, sfiorando il clamoroso 0 1. Scampato il pericolo, il numero uno viola è poi puntuale ad anticipare in uscita Urbano, ultimo sussulto di un derby oggettivamente dall'amaro gusto di campionato cadetto tanto sotto il campanile della Collegiata di Sant'Andrea che sotto quello di Giotto. Gli azzurri, comunque – stante le sconfitte di Avellino e Como ed i pareggi di Ascoli e Pisa, le rivali per la salvezza, possono ritenersi soddisfatti – recuperando un punto ad irpini e lariani. Di contro, l'ennesima non vittoria della Fiorentina – maturata nel derby contro la cenerentola del campionato – converte la protesta dei tifosi viola dalla silente indifferenza alla maniacale attenzione per chiunque si materializzi fuori dagli spogliatoi del "Franchi" per essere fato oggetto di tiro al bersaglio di insulti, nella migliore delle ipotesi, ovvero di oggetti, nella peggiore. Il primo ad affrontare "stoicamente" l'inferocita folla che circonda i cancelli dello stadio è Claudio Pontello, il fratello del conte Flavio Callisto, patron viola, che si becca una bottiglietta di plastica sul petto, prima di smaterializzarsi il più velocemente possibile a bordo dell'auto del consigliere Bonaiuti, centrata a più riprese da un fitto lancio di arance, lattine vuote e monetine. Stesso trattamento riservato al vicepresidente Lombardi. Poi, è la volta dei giocatori: Calisti, Carobbi e Di Chiara riescono a scamparla, mentre Diaz viene inseguito e messo in fuga dalla furia della torcida gigliata. Insomma, meglio darsela a gambe per non finire nel calderone del "tutti contro tutti"..! Federico Ferretti