Domenica 29 novembre 1987 si gioca la decima giornata del campionato di serie A 1987 '88 e l'Empoli riceve il Milan. Azzerata, tre settimane prima, la penalizzazione di cinque punti con cui la giustizia sportiva ha zavorrato gli azzurri, ultimi in classifica, la squadra di Salvemini si accinge a risalire la china. Il primo tentativo di spiccare il volo, però, è andato a vuoto, sette giorni prima, contro una diretta concorrente per la salvezza, in quel di Como. Una sconfitta senz'altro da cancellare, cercando di imprimere ancora una il marchio di "ammazzagrandi", sul "Castellani", dove sono già cadute Juventus e Roma. Veramente grande il Milan c'è diventato da poco, ovvero dall'estate precedente, in cui il neo presidente Berlusconi, in carica da un anno e mezzo, ha iniziato a non badare a spese, aggiudicandosi, tra gli altri, il duo olandese delle meraviglie Gullit – Van Basten e l'allenatore italiano del momento, Sacchi, il primo vero rivoluzionatore del calcio italiano. "Spezziamo il catenaccio e liberiamo il talento che è in noi", questo lo slogan del tecnico romagnolo che poi, però, a conti fatti, non può non giovarsi anche di anche una difesa impenetrabile, poggiata su "pilastri di cemento armato" quali Tassotti, Baresi, Maldini ed i due Galli, Filippo – difensore centrale – e Giovanni, portiere, che non subisce goal da quattro partite e che, nelle ultime otto, solo il talento del sampdoriano Vialli è riuscito a perforare. Ecco, dunque, dopo un inizio di torneo non proprio trascendentale per chi nutre ambizioni di scudetto, uscire alla distanza il Diavolo anti Napoli, che insegue i partenopei nella corsa al titolo, a tre lunghezze di distanza. Unico passaggio a vuoto, il precoce addio alla Coppa UEFA, avvenuto un mese prima ad opera dell'Espanyol, partita fatale anche a Van Basten, costretto ad operarsi alla caviglia e ad un lungo stop. Il "Cigno di Utrecht" ha, però, trovato un validissimo sostituto nel capocannoniere in carica, Virdis, letale in area di rigore ed implacabile dal dischetto. E' proprio il baffuto centravanti sardo a guidare l'attacco milanista, affiancato da Massaro, supportato a centrocampo da Gullit, Donadoni, Ancelotti e Colombo, mentre in porta Giovanni Galli è protetto da Tassotti, Baresi, Filippo Galli e Maldini. Grandi nomi, a cui Salvemini contrappone una formazione decisamente meno altisonante, ma con grinta e generosità da vendere, ovvero Drago, Vertova, Pasciullo, Brambati, Cucchi, Gelain, Urbano, Della Scala, Ekstrom, Incocciati e Baldieri. Considerato il più che probabile assalto rossonero, Salvemini preferisce rinunciare in partenza all'esuberanza di Zanoncelli sulla fascia destra, schierando un difensore in più. Del resto, un Milan del genere non può che essere aspettato nella propria metà campo, per poi provare qualche sortita offensiva in contropiede. Ci riesce, al 16', Urbano, che calcia in porta, ma troppo debolmente per impensierire Giovanni Galli. Nel freddo ed umido pomeriggio empolese, che tiene lontano il pubblico delle grandi occasioni, la conclusione del numero sette azzurro si rivela l'unico affaccio della squadra empolese sul versante milanista, da cui partono invasioni a più riprese per ribadire, qualora ce ne fosse il bisogno, chi comanda. Ancelotti e Colombo impostano e tamponano con impressionante fiato e continuità, mentre Gullit si conferma uno dei maggior interpreti del calcio metafisico (chiedere conferma al suo marcatore diretto, Gelain). Proprio Gullit, al 36' – seppure su punizione inventata dall'arbitro Lombardo per un fallo subito da Cucchi, apparso ai più inesistente – impegna dalla distanza Drago, distesosi con la velocità della luce sulla sua sinistra a deviare il bolide sul palo e poi in angolo. Quindi, subito dopo, è Maldini che si vede bloccare dalla difesa empolese dopo un perfetto assist di Donadoni ed un altrettanto preziosa torre di Gullit. Chi sembra, invece, aver smarrito il killer instinct è Virdis che, a due minuti dall'intervallo, pescato da Colombo, grazia da due passi Drago, complice anche l'impeccabile ed asfissiante marcatura di Vertova. Nel secondo tempo, è subito Maldini a mandare alto in corsa un cross dalla destra di Tassotti, servito su punizione da Donadoni. Quest'ultimo è attivissimo su entrambe le corsie e, al 60', dopo un suo ennesimo cross in area, Drago è coraggioso ad anticipare in tuffo la spaccata di Gullit, per poi superarsi nel recuperare la posizione tra i pali e deviare di piede il successivo tentativo di Colombo. E' poi, forse, solo un soffio di Drago che, battuto, impedisce a Virdis, di portare avanti il Milan, fermato dalla traversa dopo un altro lampo di classe di Gullit sulla fascia destra. Intanto, sul fronte avanzato azzurro, non pervengono notizie di Ekstrom, perennemente fermato sull'anticipo da Filippo Galli, e di Incocciati, così Salvemini opta, rispettivamente, per Cop, un attaccante, e Zanoncelli, esterno chiamato a provare a rispondere al fuoco degli attacchi rossoneri sulle fasce con le proprie incursioni offensive. Ai punti, la squadra di Sacchi meriterebbe senz'altro il successo, ma l'Empoli è bravo a ridurre gli spazi per le verticalizzazioni dei rossoneri, che, a volte, sembrano essere tornati indietro di un anno, ovvero al fraseggio in orizzontale tanto caro a Liedholm. Così, è sempre dalla fasce che la squadra di Sacchi si fa viva, ma Drago, nel finale, è puntuale a fermare un colpo di testa di Virdis ed un tiro – cross dalla destra di Colombo, sfuggito al controllo di Della Scala in area. Ma l'ultimo ad arrendersi in casa Milan è sempre Gullit, che prima anticipa Drago in uscita, senza, però, inquadrare la porta, e poi è protagonista di un contatto sospetto in area, su cui Lombardo non interviene ed i rossoneri reclamano. Sul campo finisce 0 0, ma ecco per l'Empoli affiorare dalla "pancia del Castellani" una "spina" di natura societaria: il patron Grazzini, infatti, formalizza le dimissioni dopo essere stato messo in minoranza dal consiglio di amministrazione nella serata dell'antivigilia della partita contro il Milan. I motivi ufficiali – che la società promette di spiegare in un comunicato stampa da emettere nei giorni successivi – non si conoscono nel dettaglio, anche se si mormora di alcuni contrasti emersi tra Grazzini ed il vicepresidente Bini, anima dell'Empoli addirittura dal 1947 ed appoggiato dal CDA. Per un presidente che lascia, una squadra che resiste anche grazie al Drago di giornata, capace di sbarrare al Milan la propria porta, divenuta per i Diavoli come quella dell'Inferno Dantesco, con su scritto "Lasciate ogni speranza voi che tirate…" Federico Ferretti