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Domenica 13 settembre 1987 inizia il campionato di serie A 1987 – '88 e l'Empoli debutta a Genova contro la Sampdoria. La festa per la splendida salvezza ottenuta l'anno precedente, il primo della storia azzurra trascorso a giocare nel massimo campionato, si protrae per buona parte dell'estate. Poi, ecco il fragoroso scoppio ritardato della giustizia sportiva a turbare gli animi azzurri, condannando la società toscana a partire da meno 5 per un presunto tentativo di illecito sportivo contro la Triestina nel campionato cadetto 1985 – '86. Se non altro, la riforma dei campionati, che amplia la serie A da 16 a 18 squadre a partire dal 1988 – '89, imponendo un anno di transizione, prevede solo due retrocessioni in B, e questo parrebbe essere un vantaggio per una squadra più rodata e con un anno in più di esperienza nell'Olimpo del calcio rispetto alle neo promosse Pescara, Pisa e Cesena. Intanto, il primo banco di prova di stagione, ovvero la Coppa Italia, è stato superato, ottenendo la qualificazione agli ottavi, anche se non senza qualche sofferenza, tra l'altro contro squadre di categorie inferiori (Cremonese, Piacenza e Sambenedettese, compagini di B, e Centese, militante in C1 e sconfitta solo ai rigori). Confermatissimo il tecnico Salvemini, protagonista dello splendido biennio 1985 – '87, giovani di sicuro avvenire, come gli attaccanti Osio e Baiano sono partiti alla volta di Parma (in B) e Napoli (campione d'Italia in carica). Addio anche a due arzilli vecchietti come il centrocampista Casaroli, accasatosi in C1 con la Casertana, ed il libero Picano, andato a giocare con il Trapani, in serie C2. In compenso, la politica dei prestiti e delle comproprietà, sposata appieno dal presidente Grazzini e dal direttore sportivo Bini ha portato alcuni ragazzi interessanti, smaniosi di dimostrare le proprie qualità. Ecco, allora, approdare ad Empoli, il centrocampista Cucchi, in comproprietà con l'Inter, l'ala destra Zanoncelli, in prestito dal Milan, e gli attaccanti Cop, croato in prestito dal Cibalia Vinkovci, e Baldieri, in prestito dalla Roma. Per il resto, resiste il blocco storico che ha sudato e lottato fino all'ultimo, con successo, l'anno precedente. Ai neo arrivati, il compito di non far rimpiangere i partenti e di amalgamarsi con i fedelissimi di Salvemini. Che lascia in panchina due dei quattro debuttanti in azzurro, mandando in campo Drago, Vertova, Gelain, Della Scala, Lucci, Brambati, Zanoncelli, Cucchi, Ekstrom, Della Monica ed Urbano. In casa Sampdoria, sfumata sul più bello la qualificazione alla Coppa UEFA, persa ai supplementari dello spareggio per il quinto posto contro il Milan nel maggio precedente, il diktat è dimostrare finalmente concretezza. I blucerchiati, infatti, hanno un organico potenzialmente fenomenale, ma devono imparare a guardarsi meno allo specchio, evitando di pavoneggiarsi sul terreno verde, così come successo a lungo nel corso del campionato 1986 – '87. Una fiera della vanità che il girone di Coppa Italia ha riproposto anche per il 1987 – '88: qualificazione ottenuta brillantemente dalla Doria, con un solo goal al passivo e, curiosamente, sempre due all'attivo, che, però', potevano esserne almeno il doppio se gli uomini di Boskov non avessero scialacquato l'impossibile. Per la prima della Samp, i protagonisti sono Bistazzoni, Briegel, Mannini, Fusi, Vierchowod, Pellegrini, Pari, Cerezo, Salsano, Mancini e Vialli, quest'ultimi due osservati speciali da parte di Brighenti, ex attaccante doriano degli anni '60 e vice commissario tecnico azzurro, presente allo stadio. E, a proposito di stadio, al "Luigi Ferraris" di Genova sono iniziati i lavori di ammodernamento in vista dei Mondiali di Italia '90. Lo scenario è spettrale e ci si rende subito conto di come lo stadio sia stato… riconsegnato al quartiere di Marassi. Nel senso che, laddove mancano la tribuna e due mezze gradinate, spuntano le strade ed i palazzi del circondario, da cui, chi abita ai piani alti, specie sulla collina antistante la tribuna centrale, ha visuale legittimamente gratuita e privilegiata, nell'attesa che, da lì a tre anni, la copertura oscuri definitivamente l'occhio dei "condòmini non paganti". Ci si dovrebbe interessare al pallone, ma si finisce per rendersi conto di tutta la difficoltà urbanistica della "Genova senza spazio". Spazio che i lavori hanno rosicchiato anche al terreno di gioco, accorciato di 4 – 5 metri, e recintato a non più di 30 centimetri dalle righe delimitanti il campo con cartelloni pubblicitari alquanto pericolosi per l'incolumità dei giocatori. Evidentemente, il Comune ha considerato le insegne sponsorizzanti meno costose della gommapiuma (promessa ad inizio stagione) e, soprattutto, più remunerative. Al riguardo, Mancini non le ha mandate a dire all'Amministrazione comunale, chiedendosi anche se non sia il caso di andare a giocare in un campetto con 8 – 9.000 posti, piuttosto che avere la capienza ridotta della metà (15.000 spettatori) al "Ferraris". Eppure, la Samp supera brillantemente lo shock del "mezzo stadio", bersagliando un Empoli costretto ad alzare subito le barricate. All'11', l'arbitro Amendolia si dimostra magnanimo nei confronti dei toscani, sorvolando su un contatto in area tra Vertova e Mancini, dopo un bel cross di Vialli dalla sinistra. Tre minuti dopo, inizia il super lavoro per Drago, che salva su Vialli, liberatosi benissimo in area. Cerezo e Pari non hanno fortuna nel centrare il bersaglio grosso, così come la Samp non sembra averne con Amendolia, che condona Gelain, autore di un più che sospetto fallo da rigore su Briegel, lanciato in profondità da Cerezo. Al 26', su cross dalla sinistra di Cerezo, Drago tenta l'uscita avventurosa con i pugni fino al limite dell'area, la palla finisce sui piedi di Vialli che tenta il pallonetto, salvato di testa sulla linea a porta vuota da un provvidenziale Urbano. Poi, al 35', Brambati atterra Vialli in area e stavolta Amendolia non può esimersi dal concedere il penalty. Ma se la Samp regola, finalmente, i conti con l'arbitro, Mancini non fa lo stesso con Drago, facendosi respingere un tiro tutt'altro che trascendentale, come imporrebbe, invece, la sua classe. Il portiere empolese si ripete subito dopo su Salsano, intervenendo con i piedi. Bastano, però, altri cinque minuti e Mancini si fa perdonare l'errore dagli undici metri: da Vialli a Cerezo, che scodella in area sulla destra dove il Mancio approfitta di un'uscita forse un po' troppo frettolosa di Drago, castigandolo in diagonale. Nel secondo tempo, Salvemini prova ad alzare il baricentro dei suoi, richiamando in panchina Urbano, tornante di contenimento, ed inserendo Baldieri, esterno d'attacco. Ma il protagonista è ancora una volta Drago, che si oppone ad una staffilata dal limite su punizione di Briegel e poi, di piede, sul successivo tentativo di tap – in di Salsano. L'assedio sampdoriano continua ed al quarto d'ora gli azzurri soccombono, inevitabilmente, per la seconda volta: angolo dalla sinistra di Mancini, Drago appare troppo timido nell'uscita e viene bruciato dall'inzuccata di Cerezo. Sul 2 – 0, la promessa dei blucerchiati di non dare sfoggio di narcisismo come accaduto più volte in precedenza si rivela, però, da marinaio (con la pipa in bocca…), ma l'Empoli proprio non riesce a giocare: a centrocampo, il piccolo Della Monica è speso preso in mezzo dalla furia agonistica di Cerezo, uno dei migliori, e Salsano, non potendo contare sull'appoggio dei nuovi arrivati Cucchi e Zanoncelli, evidentemente ancora bisognosi di inserirsi appieno nei meccanismi tattici di Salvemini, ma neanche sul veterano Della Scala, costretto quasi esclusivamente al lavoro sporco su Salsano in attacco, poi, Ekstrom non ha alcuna chance, francobollato da Vierchowod e Pellegrini. Unici due tiri (ma è una parola grossa) dell'Empoli ad opera di Vertova e Baldieri, mentre di conclusioni Drago continua a riceverne da tutte le parti, bloccando a terra su un colpo di testa di Vialli, servito da un cross di Salsano dalla destra, e rintuzzando un tiro da due passi di Mannini, dopo che il terzino si era inserito in area sulla destra al termine di una pregevole azione personale. Così, il fischio finale di Amendolia è più che una liberazione per Salvemini e co, surclassati da una squadra oggettivamente più forte in quel che resta di Marassi… Federico Ferretti