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Domenica 23 gennaio 2006 è in programma la 21° giornata del campionato di serie A 2005 – '06 e l'Empoli è impegnato allo stadio "Delle Alpi" contro la Juventus. Nei sette giorni che precedono la caccia grossa alle Zebre, una delle poche isole felici del calcio italiano si è trovata improvvisamente in balia di tempeste decisamente più comuni altrove, nell'universo del pallone, che sotto il campanile della Collegiata. A Somma, allenatore che ha riportato gli azzurri nel massimo campionato dopo un solo anno di purgatorio cadetto, non è bastato interrompere l'emorragia di tre sconfitte di fila, funestate da ben dieci reti al passivo, con un pareggio per 1 – 1 al "Castellani" contro l'Udinese, nel turno infrasettimanale del 18 gennaio. Al suo posto, ecco, dunque, Cagni, subito costretto dal calendario a misurarsi con la Juve formato schiacciasassi, che ha fatto fuori tutti nelle dieci partite casalinghe fino a quel momento disputate e che, in 18 gare di campionato, ha alzato bandiera bianca solo contro il Milan. Alla praticamente impossibile missione di uscire incolumi dal fortino bianconero ed ai problemi di classifica – non tragica, ma neanche troppo rassicurante, con un margine di +4 dal terz'ultimo posto che condanna alla B – per il "nuovo maestro" azzurro si aggiungono pure le marachelle di alcuni "scolari". Così, ecco finiti dietro alla lavagna Lodi, fuori rosa per motivi disciplinari, e Bonetto, reo di aver firmato un precontratto con la Lazio, in vigore dal successivo mese di luglio. Nell'agitato mare azzurro, la Juve sembrerebbe, pertanto, poter continuare a veleggiare serenamente verso il 29° scudetto, che l'Inter, diretta inseguitrice, vede ormai distante ben otto punti. In più, una vittoria onorerebbe al meglio il terzo anniversario della morte dell'avvocato Agnelli. Eppure, qualche problemino di formazione ce l'ha pure Capello, tecnico bianconero, costretto a rinunciare all'infortunato Nedved ed allo squalificato Ibrahimovic, oltre che a non sbagliare il turn over nel primo tour de force del 2006, in cui si incastra pure la super sfida alla Roma dei quarti di finale di Coppa Italia, in programma il mercoledì successivo. Interpreti diversi, ma 4-4-2 zebrato confermato con Buffon in porta, Zambrotta, Thuram, Cannavaro e Balzaretti in difesa, Camoranesi, Emerson, Vieira e Mutu a centrocampo, Trezeguet e Del Piero in attacco. Il realismo di Cagni su tutto: "La nostra vera partita è lo scontro diretto in casa contro il Parma, terz'ultimo, di domenica prossima", per cui meglio non rischiare a Torino il talento dell'acciaccato Tavano, capocannoniere dei toscani con dieci reti, tenuto in panchina. Disposizione tattica comunque coraggiosa, con un "albero di Natale azzurro decorato" da Berti tra i pali, Vanigli, Coda, Pratali e Lucchini nel pacchetto arretrato, Moro, Ficini ed Almiron in mediana, Buscè e Vannucchi sulla tre quarti, alle spalle del centravanti Riganò. In un pomeriggio soleggiato, ma freddo, 100 cuori al seguito della squadra azzurra, piacevolmente sorpresi e riscaldati, dopo appena due minuti, dalla prodezza di Almiron, che scaglia dai 25 metri un missile su punizione di seconda, imparabile anche per un mostro sacro come Buffon. In un attimo, quinta rete in campionato per il "tuttocampista" argentino e 337 minuti di imbattibilità tra le mura bianconere interrotti. D'accordo, c'è tutto un incontro da giocare, eppure lo spregiudicato atteggiamento della banda Cagni sembra davvero poter realizzare un'impresa che entrerebbe di diritto in tutti gli almanacchi del calcio. Complice la Juve forse peggiore della stagione. Lenta, prevedibile e con poche idee, l'armata di Capello non riesce, infatti, a costruire una sola trama degna di tale nome. Purtroppo per l'Empoli, però, le corazzate, si sa, dal nulla riescono spesso a risorgere e, al 17', su punizione di Camoranesi dalla destra, Berti, preferito da Cagni a Balli, rimane un po' nella terra di mezzo e Cannavaro, di testa, rimette la partita in carreggiata, vanificando il tentativo disperato di Coda di ricacciare la palla al di qua della linea di porta. In quanto a possesso palla, il monologo è di colore bianconero, ma i ritmi sono parrocchiali e le occasioni latitano. Vieira ed Emerson trotticchiano a centrocampo, asfissiati anche dal gran pressing di Moro, Ficini ed Almiron, e laddove solitamente si sfonda, ovvero sulle fasce, le catene Zambrotta – Camoranesi e Balzaretti – Mutu vengono sempre spezzate dall'ottimo lavoro specie di Buscè e Lucchini. Logica conseguenza, il prolungamento dell'astinenza dal goal di Trezeguet e briciole poco masticabili per Del Piero, che vuole a tutti costi guadagnarsi il pass per i Mondiali di Germania 2006. Anche nella ripresa, la Zebra fatica ad ingranare, mentre il 4-3-2-1 di Cagni, sempre più 4-5-1, bada unicamente a mantenere il segno "X". Balzaretti pesca in area Camoranesi, che fallisce sotto porta. Tutti gli azzurri corrono e combattono, pur non tirando mai in porta, tanto che Buffon non tocca mai un pallone. Lo dovrebbe, invece, ben intercettare Berti su un cross dalla sinistra di Balzaretti, al 9', ma il portiere azzurro manca la presa aerea senza che Camoranesi, al volo, sappia approfittarne. E' l'ultima azione del terzino sinistro bianconero, sostituito da Zebina, che va a destra con Zambrotta a sinistra, otto minuti più tardi, quando anche Zalayeta rileva Mutu. Ormai è pacifico che gli schemi obbligati per l'abulica Zebra di giornata sono quelli su palla inattiva e proprio il neo entrato Zalayeta, su calcio d'angolo, ha la palla per il vantaggio, ma non colpisce bene di testa. L'Empoli, comunque, continua a non soffrire il ben più ampio blasone avversario, sentendosi sempre più convinto di strappare un punto di platino dal "Delle Alpi". Davvero non potendosi immaginare che il destino abbia scelto gli azzurri come vittima della prima doppietta della carriera di Cannavaro, ancora una volta implacabile poco oltre la mezz'ora, quando inzucca un corner dalla sinistra di Del Piero, fulminando l'incolpevole, stavolta, Berti. Il 2 – 1 libera dalle ansie la Juve, oltre al talento di Del Piero, che puntella l'ultimo quarto d'ora con due traverse, epilogo di un numero di classe purissima (stop e controllo con il destro spalle alla porta e girata di mancino) ed a margine di una deviazione di Pratali su tiro dalla distanza sempre di sinistro. Da parte di Pinturicchio, appena diventato il goleador juventino di tutti i tempi con 186 marcature, tre in più di Boniperti, di certo sarebbe stata una doppietta più "normale…" Federico Ferretti