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Sabato 3 aprile 1999, vigilia di Pasqua, è in programma la 27° giornata del campionato di serie A 1998 – '99 e l'Empoli ospita la Juventus. Dopo un turno di riposo per lasciare spazio alle Nazionali ed un digiuno di vittorie lungo quasi un girone, ovvero 15 giornate in cui è stata raccolta la miseria di appena cinque punti, il discorso salvezza, lontana dieci punti, può considerarsi, purtroppo, un capitolo chiuso per i toscani. Agli azzurri, allenati da cinque turni da Orrico, subentrato a Sandreani, non resta che evitare di arrivare ultimi e, soprattutto, riconquistare il pubblico empolese. Che, normalmente super iper paziente, stavolta non ha potuto non manifestare apertamente tutto il disappunto per il rendimento deficitario dei propri beniamini, forse ancor di più che per i due punti di penalizzazione inflitti per un presunto illecito sportivo nella partita di andata contro la Sampdoria. Senza dimenticare, infine, il desiderio di vendicare l'ingiustizia patita l'anno prima (era proprio il mese di aprile) del regolarissimo goal annullato con ostentata sicurezza dall'arbitro Rodomonti a Bianconi, nella partita casalinga contro i bianconeri, poi persa 1 – 0. Se Empoli piange, però, la Torino bianconera di certo non ride. Se non si fosse nell'imminenza di una semifinale di andata di Champions League contro il Manchester United, in programma il mercoledì successivo ad Old Trafford, tifosi, critica ed addetti ai lavori constaterebbero, probabilmente, con amara rassegnazione, che "si è chiuso un ciclo", ovvero quello della Juve capace di vincere per due anni consecutivi lo scudetto nel 1997 e nel 1998, la Coppa Italia nel 1995 e addirittura Champions League, Supercoppa Europea e Coppa Intercontinentale nel 1996. Ecco, di quella squadra sembrano essersene perse le tracce, tagliata praticamente subito fuori dalla lotta per lo scudetto ed arrancante ora al sesto posto, alla ricerca di una affannosa qualificazione in Champions, distante sei lunghezze (allora anche il quarto posto garantiva l'accesso ai preliminari). Non ci sono più i giocatori (Montero, Zidane e Del Piero infortunati – i primi due in dubbio anche per Manchester – ai quali si aggiunge pure il nuovo arrivato Henry, Iuliano e Davids squalificati, Conte ed Inzaghi rientrati alla base stanchi dopo la settimana con la Nazionale ed inizialmente tenuti in panchina in vista di Manchester). Da chi? Da Ancelotti. Sì, perché non c'è più neanche Lippi, autosospesosi dopo cinque anni di trionfi dopo il 2 – 4 patito al Delle Alpi contro il Parma. Preso atto della scelta lippiana, via subito con un nuovo progetto ambizioso ed un allenatore come Ancelotti chiamato a sposare la Vecchia Signora con cinque mesi di anticipo sulla tabella di marcia bianconera. Vecchia Signora che sembra essersi appianata più di qualche ruga, visto che, in sei giornate, Carletto ha collezionato quattro vittorie e due pareggi, azzittendo critiche ingenerose e, talvolta, anche di cattivo gusto. Al di là delle solite dichiarazioni di facciata ("Testa ad Empoli e non a Manchester"), risulta chiaro come la trasferta del "Castellani" appaia in casa juventina come un fastidioso ostacolo, da superare, un po' per necessità, un po' per prudenza, con molte seconde linee. Di conseguenza, ecco un undici piuttosto "stravagante", schierato con il 4-4-2, con Peruzzi in porta, Birindelli, Ferrara, Tudor e Di Livio in difesa, Blanchard, Tacchinardi, Deschamps e Perrotta a centrocampo, Esnaider e Fonseca in attacco. Orrico si copre con un 5-3-2 che prevede Sereni tra i pali, Lucenti, Fusco e Bianconi nelle retrovie, Camara, Tonetto, Cribari, Pane e Morrone nel cuore del campo, Di Napoli e Martusciello di punta. "Ahimè, le riserve che abbiamo non sono da Juve", titolo di un film già visto e rivisto dai tifosi bianconeri nell'arco di stagione. Se sulle tribune i tifosi empolesi scioperano per protesta e gli unici striscioni azzurri, oltre a quelli di disappunto nei confronti della squadra, sono quelli contro la guerra in Kosovo, in campo la Vecchia Signora incrocia le gambe per ben mezz'ora. Basti guardare Blanchard – che riceve tre palloni nei primi cinque minuti e li calcia inopinatamente verso la porta da distanze siderali, per poi scomparire – ed Esnaider, il sostituto di Del Piero, che si limita ad un paio di insulse sponde. Disarmante, anche per un Empoli che esercita a pieno titolo il proprio diritto – dovere a salvare la stagione. E, allora, ecco che il destino si prende la sua rivincita, legittimamente o beffardamente, a seconda degli opposti punti di vista: al 26', una punizione di Di Napoli pesca in area proprio Bianconi, libero di colpire di testa e superare, stavolta senza alcun dubbio, Peruzzi. Giustizia è fatta, con un anno di ritardo, lo stesso che sembra averci messo Tudor nel capire che nella circostanza avrebbe dovuto occuparsi personalmente della marcatura del difensore centrale azzurro, autore del suo primo goal effettivo in serie A (il secondo nella realtà virtuale). L'atteggiamento di Ancelotti in panchina, faccia sconsolata e braccia aperte che si adagiano poi sui fianchi, è emblematico per capire il senso di sconforto di cui è preda la Juve, che sul finire di tempo prova a scuotersi, se così si può dire, con Tacchinardi, bravo a scagliare dal limite dell'area un tiro che Sereni rintuzza in angolo. Poi è Fonseca, chiamato a rimpiazzare Inzaghi – ansioso di entrare sul rettangolo verde – che prima manda alto su punizione e poi viene fermato da Sereni con qualche sospetto su un possibile penalty. Nella ripresa, inevitabilmente, subito Amoruso per Blanchard ed Inzaghi per Esnaider e, dopo poco più di un quarto d'ora, Conte al posto di Perrotta. La Juve vira al 4-3-3 e migliora (del resto ci voleva davvero poco…), ma spesso, invece di allargare il gioco, si imbottiglia nel traffico dell'ora di punta dell'area empolese. "Soldatino" Di Livio è commovente per come presidia in lungo ed in largo la fascia, finendo poi vittima dei crampi, mentre Conte appare effettivamente provato dalle fatiche azzurre. Fonseca butta quasi il pallone fuori dallo stadio da buona posizione, poi, però, Orrico ci azzecca quando toglie un esausto Di Napoli ed inserisce Cerbone, fermato da Conte in un eccesso di altruismo nei confronti di Morrone e poi, in uscita, da Peruzzi. Inzaghi ed Amoruso si rendono insidiosi, ma Sereni deve solo limitarsi a qualche sortita puntuale, in un finale divenuto elettrico e che vede l'espulsione prima di Tacchinardi (colpevole di una gomitata a Morrone, nonostante il centrocampista azzurro neghi a Bazzoli la colpevolezza del collega bianco nero nell'episodio) e dello stesso Morrone, cacciato subito dopo per doppio giallo. Il salvataggio miracoloso ed illecito (tocco del pallone con il braccio fuori dall'area, ma non per Bazzoli) con cui Peruzzi ferma Cerbone lanciato a rete sposta l'ago della bilancia dei meriti di giornata verso l'Empoli, che torna al successo dopo oltre quattro mesi, facendo quasi bottino pieno con la Juve (quattro punti tra andata e ritorno). Senza dimenticare la vendetta di Bianconi, servita, come vuole la tradizione, fredda..! Federico Ferretti