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Domenica 21 settembre 1997 è in programma la 3° giornata del campionato di serie A 1997 – '98 ed il Castellani riabbraccia l'Empoli contro la Lazio. Look nuovo per lo stadio azzurro, ristrutturato per essere conforme alle nuove norme disciplinanti la sicurezza per il massimo campionato e restituito agli sportivi empolesi a tempo di record. Dunque, solo una giornata, la prima, di "mini esilio" al Franchi di Firenze, in cui la squadra di Spalletti è stata battuta 3 – 1 dalla Roma. Così, dopo la trasferta sfortunata di Napoli (2 – 1), ecco il vero esordio casalingo per l'Empoli contro la super Lazio del patron Cragnotti, ambiziosa di tagliare traguardi prestigiosi, ricca di campioni, imbattuta nelle prime quattro gare ufficiali di stagione tra campionato, Coppa Italia e Coppa UEFA, capace di segnare dieci reti e di subirne solo una. Poi, basta fare solo un confronto tra il monte ingaggi delle due società ed ecco vedere le speranze dell'Empoli di conquistare i primi tre punti del torneo ridursi ad un lumicino, forse unicamente ancorate alle fatiche europee dei capitolini, reduci dalla vittoria infrasettimanale per 4 – 0 in Portogallo, contro il Vitoria Guimaraes. Spalletti è costretto a rinunciare al portiere titolare, Pagotto, espulso a Napoli e squalificato, e lo sostituisce con Roccati. In difesa, fiducia a Fusco, Baldini, Bianconi e Tonetto. A centrocampo, spazio ad Ametrano, Pane, Ficini e Martusciello, mentre, in attacco, giocano Esposito e Cappellini. Un manipolo di esordienti o quasi al cospetto dei colossi laziali, a cui mancano gli infortunati Favalli ed il difensore argentino Chamot, corrucciato in tribuna a meditare se operarsi o meno ai tormentosi tendini d'Achille. Eriksson manda in campo Marchegiani tra i pali, Negro, Nesta, Lopez e Pancaro nel pacchetto arretrato, Fuser, Almeyda e Jugovic a centrocampo, Casiraghi, Mancini e Boksic in attacco. Per ribadire l'imparità del confronto, almeno sulla carta, è opportuno segnalare la presenza, sulla panchina ospite, di Nedved e Signori. Spalletti, però, da abile stratega e studioso al microscopio degli avversari, conosce quello che sembra palesarsi come l'unico, vero, limite di quella che sembra una delle squadre del momento e, forse, del futuro: il mite approccio alle partite in trasferta. Come già capitato ad Andria in Coppa Italia, a Milano contro il Milan in campionato ed a Guimaraes il martedì prima, anche in Toscana gli uomini di Eriksson partono sonnecchiando, sottovalutando l'esuberanza dei ragazzi terribili di Spalletti. Così, dopo undici minuti ed un paio di svarioni difensivi dei bianco celesti, una scucchiaiata prepotente di Fusco pesca in verticale Martusciello, che lascia Nesta sul posto e conclude di potenza splendidamente ed imparabilmente per Marchegiani. Il tutto senza neanche guardare la porta, tanto che per il talento ischitano la certezza del goal è ufficializzata dall'acustica del Castellani, che va fuori di decibel per l'esultanza. La reazione della Lazio si concretizza nel posizionamento dell'aratro nella metà campo empolese, ma la semina è piuttosto improduttiva. E poi Spalletti sembra aver trovato il portiere giusto, Marco Roccati, ragazzone di due metri di Pinerolo, scuola Toro, uno che non ha certo paura di volare, non a caso appassionato di alianti. Il ventitreenne si mette in luce sventando una triangolazione Fuser – Casiraghi – Mancini. Sul finire del primo tempo, il numero dodici azzurro si ripete intervenendo benissimo su una testata di Casiraghi, smarcato da un'azione condotta in tandem da Jugovic e Mancini, e chiudendo lo specchio della porta pure su un successivo traversone di Boksic. Non manca anche un po' di elettricità con Boksic che spinge Baldini ed il difensore centrale empolese che ostacola Casiraghi. L'arbitro Bolognino lascia correre, ma non può non intervenire al 4' della ripresa, quando Jugovic, già ammonito, interviene inutilmente duro a centrocampo su Ametrano e viene giustamente espulso. Effettuata già la prima sostituzione ad inizio ripresa (Nedved al posto di un evanescente Almeyda), Eriksson si ritrova di fronte ad un 4-3-2, conseguenza della mutilazione subita dal 4-3-3 di partenza, originata dal rosso a Jugovic. Il modulo monco viene confermato con Signori al posto di Boksic al 10' e poi corretto con un bizzarro 3-3-3 solo due minuti dopo, quando un centrocampista, Venturin, subentra a Negro, terzino destro. Nonostante la superiorità numerica, l'Empoli pare andare in sofferenza di fronte alla reazione rabbiosa, anche se disordinata, della Lazio, che va vicinissima al pareggio al 19', quando Mancini, praticamente sotto porta, calcia alto un ottimo pallone suggeritogli da Nedved con un lancio millimetrico. E, al 30', i capitolini potrebbe pareggiare infliggendo agli azzurri la massima punizione, decretata da Bolognino per un fallo in area di Baldini su Nedved, lanciato da Casiraghi. Sul dischetto va Signori, solita rincorsa inesistente e sinistro non troppo convinto – forse fotografia di giornata della sua squadra – respinto dai pungi di Roccati. L'entusiasmo è ormai alle stelle per la banda Spalletti, che si libera delle paure e si rende pericolosa in contropiede specie con le sgroppate sulla fascia destra di Ametrano, spesso imprendibile per gli avversari. Martino, entrato al 26' al posto di Esposito, sfiora il raddoppio, mentre la Lazio perde pian piano vigore e convinzione, sbattendo perennemente contro la glabra zucca di Baldini, un' esplosione di grinta, dalla mimica facciale formato Halloween (chiedere conferma a Casiraghi). Festa grande alla fine per i primi tre punti empolesi in serie A, sul terreno del nuovo Castellani, ed un mare di abbracci per Martusciello e Roccati, la nuova coppia pronta a calare assi! Federico Ferretti