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Domenica 10 febbraio 2008 è in programma la 22° giornata del campionato di serie A 2007 – '08 e l'Empoli ospita la Lazio. Crisi nera per gli azzurri, penultimi in classifica, orfani di vittorie da sei turni e sconfitti negli ultimi tre. Eppure, la zona salvezza è a soli tre punti e c'è quasi tutto il girone di ritorno per agguantarla. Cagni, dopo l'esaltante stagione precedente, conclusa al settimo posto e con la storica qualificazione in Coppa UEFA, miglior risultato di sempre nella storia dell'Empoli in A, non è riuscito a ripetersi, sostituito da Malesani alla 14° giornata. Anche la Lazio targata 2007 – '08 non è stata capace di confermarsi dopo il capolavoro del terzo posto dell'anno precedente, passando, in classifica, dal limbo dell'anonimato ad un pericoloso tredicesimo posto. Dal compiaciuto volteggio sulla zona Europa, all'imbronciato e preoccupato sguardo dell'Aquila verso la terz'ultima piazza, distante cinque lunghezze. Dunque, ad ognuno i suoi affanni. Sicuramente più opprimenti per Malesani, che pianta un "abete spregiudicato", sperando che si addobbi di goal, smarriti dai toscani, all'attivo, da oltre 270 minuti. In porta, dunque, Bassi, difesa con Raggi, Marzorati, Piccolo ed Antonini, in mediana Marianini e Marchisio e Budel, fantasia al potere di Giovinco e Vannucchi, a sostegno dell'unica punta Pozzi. Lazio in piena emergenza formazione – assenti Behrami, De Silvestri, Mudingayi, Mutarelli e Zauri – che il suo allenatore, Rossi, riorganizza con un classico 4-4-2 con Ballotta tra i pali, Rozenhal, Siviglia, Cribari e Kolarov nella retroguardia, Vignaroli, Dabo, Ledesma e Mauri a centrocampo, Pandev e Rocchi in attacco. Al 7', fallo di Siviglia su Vannucchi ad una ventina di metri dalla porta laziale. Punizione che lo stesso Vannucchi intende calciare, dopo aver fatto allontanare Giovinco. La traiettoria, splendida, si alza sopra la barriera e scende inesorabilmente all'angolino, dove nulla può, nonostante il grande allungo, il 43enne Ballotta, nonno della serie A. Dunque, Empoli subito avanti e biancocelesti che provano a reagire con Pandev, che, dal limite dell'area, conclude alto. Vannucchi, che ama dilettarsi nel tempo libero con la canna da pesca, cerca un altro jolly sempre su calcio piazzato, ma stavolta Ballotta non si fa sorprendere. Il nuovo modulo di Malesani, che propone il 4-3-2-1 al posto del consueto 4-4-1-1, sembra davvero calzare alla perfezione per il duo Vannucchi – Giovinco, a maggior ragione quando la strada è già in discesa dopo neanche dieci minuti e si aprono spazi invitanti, dove i due fantasisti si divertono a martellare Rozenhal e Kolarov, spesso a disagio sulle fasce in fase difensiva. Tuttavia, è proprio Kolarov a ricordare ai più che al "Castellani" c'è anche la Lazio, lanciando una granata delle sue da trenta metri, che esplode, però, inoffensiva dalle parti di Bassi. Anche Giovinco è pericoloso al tiro e, al 22', impegna Ballotta, che è attento. A centrocampo, Ledesma e Dabo faticano ad impostare e, condizionati dal giallo rimediato nei primi minuti, appaiono pure titubanti nel contrastare. Rifornimenti pressoché insufficienti, pertanto, per la temuta coppia d'attacco Rocchi – Pandev. Al 40', però, l'ex empolese è bravo, in veste di assist man, a trovare il corridoio giusto per Mauri, che ci si infila prepotentemente e manda in diagonale sul fondo di pochissimo. Nella ripresa, Pandev e Rocchi non arrivano su due traversoni, dalle fasce opposte, di Vignaroli e di Kolarov, sintomo che la Lazio del secondo tempo sembra di pasta decisamente meno insipida di quella dei primi 45 minuti. Al 14', Pandev sembra destinato a finalizzare un sanguinoso contropiede tre contro due, ma Marchisio, ormai da tempo sul taccuino juventino dei cavalli (di razza) di ritorno, lo si trova ovunque, sbrogliando la criticità. Rossi rischia il tutto per tutto: fuori Dabo, dentro Bianchi per il tridente pesante. Per tutta risposta, se all'inizio aveva osato proporre il doppio trequartista, Malesani non si vergogna in corso d'opera di difendere l'1 – 0 di colossale importanza con il 4-5-1, in cui Abate e Moro rilevano, rispettivamente, Giovinco e Budel. Bassi blocca un colpo di testa di Rocchi, quindi vede sfilare via un'altra sassata di Kolarov, stavolta da 35 metri. Al 26', la potrebbe chiudere Antonini, ma l'azzurro non scarta il cioccolatino offertogli da Marchisio. Ci prova due volte Raggi, prima di testa, poi con una deviazione a mezza altezza, ma Ballotta non si spaventa granché e l'Empoli assume sempre di più un atteggiamento conservativo. Nonostante il tridente, neanche l'Aquila, però, riesce a sferrare artigliate insidiose, creando solo una mischia furibonda al 38', che la difesa di Malesani scioglie sudando le sette camicie, e sparacchiando altissimo con Pandev, servito da Bianchi. Infine, al 44', fallaccio di Kolarov su Marianini e rosso inevitabile sbandierato dall'arbitro Rosetti. Tre punti si speranza e terz'ultimo posto agguantato, scavalcando la Reggina. Un amo salvezza gettato da Vannucchi, buono per risalire dal fondo classifica e capace, con l'abboccamento dell'Aquila, di… far capitolare i capitolini. Federico Ferretti