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Questo pomeriggio Marcello Carli ha varcato per l'ultima volta i cancelli di Monteboro da Direttore Generale per salutare tutti e incontrare la stampa per sancire il suo addio all'Empoli dopo una storia trentennale iniziata da giocatore, continuata da allenatore e proseguita come responsabile del settore giovanile e poi conclusa come direttore sportivo e poi generale. Un Carli emozionato quello che si è messo a sedere di fronte ai tanti giornalisti che sono arrivati presso il centro sportivo. "E' innegabile che dentro di me in questo momento ci sia tanta emozione – ha detto Carli – un'emozione che non riesco nemmeno a nascondere: ho passato 25 anni della mia vita sportiva qui dentro. Questo centro sportivo l'ho visto nascere e poi crescere, dentro di me ora passano mille sentimenti e in questo momento faccio fatica a non essere retorico. Vi ho chiamati qui perché voglio ringraziare tutti, in questi anni l'Empoli ha fatto degli errori, ma anche delle cose straordinarie e lo ha fatto anche grazie alle persone che lavorano dietro le quinte, dai magazzinieri, alle segretarie, ai pulministi a tutti quelli che hanno la fortuna di lavorare in questa grande società. Il mio ringraziamento va soprattutto a loro che hanno lavorato qui anche in momenti difficili". Il dirigente affronta anche il momento attuale dopo la retrocessione: "Ora è un momento in cui stiamo vivendo una ferita grossa, devastante, ma è anche vero che questa è una società che può avere un futuro importante e di questo sono orgoglioso perché ci sono le condizioni per rialzare la testa e ripartire perché è una società sana, forte e di prospettiva: è una società che ha la possibilità di fare lo stadio, di finire il centro sportivo, e che economicamente ha tutto programmare un futuro importante. Io non lascio l'Empoli nel senso che lo porterò sempre con me da tifoso. Umanamente per me è impossibile lasciare l'Empoli. Quest'anno siamo retrocessi in un modo clamoroso, difficilmente spiegabile, siamo arrivati in fondo con mille paure e mille problemi. Questa è una colpa grossissima che mi prendo. Non siamo riusciti a fare quello che abbiamo fatto negli anni scorsi. Se siamo retrocessi è fondamentalmente colpa nostra. Non posso non sentirmi responsabile. Quando mi sono reso conto che la squadra non aveva la forza per cambiare le situazioni ho capito che è stata un'annata gestita male". Carli non cerca alibi e racconta i perché della sua decisione: "Trovare alibi ora è stupido, se poi mi chiedete se la squadra ha dato tutto vi dico di sì, se mi chiedete se quel tutto è stato poco, vi sposso ancora dire di sì, ma gli alibi ora non servono. Forse, se ho fatto un errore, è stato quello di non andare via l'anno scorso, perché è fisiologico che dopo venticinque anni che si sta insieme ci possano anche essere dei punti di vista diversi. L'anno scorso sarebbe stato anche più semplice, rispetto a questa stagione. Quando ti rendi conto che la storia è finita devi essere sereno e prendere una decisione. Di errori ne abbiamo fatti tanti, altrimenti non si può retrocedere male come abbiamo fatto noi. Avevamo tutto per poterci salvare, impossibile oggi non prenderci le nostre responsabilità. Sicuramente la squadra non è arrivata in condizione ed invece di sentire l'entusiasmo ci è entrata addosso la paura. Qui dentro la ferita va tolta e per fare questo va resettato tutto, ma ora è giusto, dopo tanti anni, ringraziare il presidente senza nessuna critica, per l'opportunità che mi ha dato. ". Carli poi lancia un messaggio ai tifosi: "Ai tifosi dico: questa situazione prendetela come un figlio che ha sbagliato, ma che dopo un ceffone bisogna subito riabbracciare. Anche perché davanti a se questa società ha un aspetto economico ottimo. Resettare il negativo non sarà facile e qui dovrà essere brava la società, ma bisogna assolutamente ripartire e mettersi alle spalle la bischerata fatta, altrimenti è una cosa che va a discapito di tutti. Questa è una speranza che io ho dentro di me. Se fosse arrivata la salvezza, sarei andato via anche con il sorriso sulle labbra aprendo una bottiglia di champagne. Quando sei al vertice è più facile mettere a repentaglio i rapporti. Mi ero reso conto che qui il tempo per me era finito e non diciamo che io non ho scelto l'allenatore, perché anche se l'idea non fosse stata mia, nel momento in cui ho accettato l'ho anche difesa e fatta mia. La scelta di Martusciello è anche mia e lui è quello che, in questa retrocessione, ha meno colpe di tutti. Il rammarico è che sono stato meno bravo ad aiutare Martusciello, rispetto a Sarri e Giampaolo. Quindi la responsabilità è mia. Giovanni è un allenatore che ha qualità e io non sono riuscito ad aiutarlo come ho aiutato gli altri. Lasciare è una botta perché siamo retrocessi e per come siamo retrocessi. Emotivamente sento dentro di me tanti sentimenti, ma guardo la cosa da un altro punto di vista: è stata una storia bellissima che nel calcio è raro sentire, anche perché storie da venticinque anni ce ne sono poche. Provo solo un'emozione positiva nei confronti anche di tanta gente che non appare e che ha una qualità di lavoro straordinaria e che mi mancherà vedere tutte le mattine che salivo a Monteboro. Sicuramente non avevo sognato di lasciare dopo una retrocessione cosi. Anche se i quattro anni di emozioni nessuno li può cancellare ricordando anche di essere partiti in una situazione di difficoltà estrema, vi lascio dicendo che sono sicuro che il Presidente saprà scegliere le persone giuste per tornare a dare soddisfazioni a tutto l'ambiente".