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Trenta anni di presidenza, settima promozione conquistata, la sesta in Serie A: il presidente azzurro Fabrizio Corsi si è raccontato ai media dopo il ritorno dell’Empoli nella massima serie.

“Ogni promozione è diversa – dice il presidente azzurro – e regala emozioni nuove. Questa è stata la più sospirata, la più sofferta e anche la più faticosa per la gestione difficile a causa dei protocolli da seguire per la pandemia. Siamo reduci da due stagioni vissute, praticamente, una dietro l’altra, non c’è stato un attimo di respiro. Qualcosa ci è riuscita meglio, qualche altra meno, ma ce l’abbiamo fatta; abbiamo fatto scelte giuste, migliori del recente passato, creando una squadra forte, la più giovane del torneo, con un allenatore e un direttore sportivo che hanno fatto un grande lavoro. Paura di non farcela? Sì. Ho avuto qualche dubbio, soprattutto quando i risultati non rispecchiavano quello che effettivamente succedeva sul campo. Sia chiaro: non mi riferisco né alla squadra né all’allenatore. L’Empoli avrebbe potuto raggiungere gli 80 punti ad occhi chiusi, eppure così non è stato. Il fatto è che in questa stagione si sono susseguiti episodi quantomeno dubbi sul fronte arbitrale che per un attimo mi hanno fatto sussultare. Poi c’è stato un momento che sembrava non ci volessero far vincere il campionato, mi sono anche chiesto se il problema fossi io, a volte dico qualcosa che può infastidire, ma quando sbaglio chiedo scusa. Sono una persona abituata a mettersi in discussione, a non dare nulla per scontato e non nascondo di aver anche pensato di non essere più adeguato a questo mondo. Adesso, però, i tantissimi attestati di stima che Empoli e l’Empoli stanno ricevendo mi ripagano di tutto. Lasciatemi ringraziare l’ambiente che mi circonda, perché Empoli sa essere una realtà straordinaria. Nei momenti più complicati, ho sempre sentito grande stima attorno ed ho ben presenti davanti ai miei occhi quelli che sono i meriti di tutti, anche in questa promozione. Abbiamo restituito un biglietto da visita importantissimo alla città. Come ho festeggiato? Con i miei figli, con le persone che sono con me da tanti anni e con i protagonisti di questa bella impresa. E adesso c’è da pensare al futuro”.

“Sinceramente – ha proseguito il presidente azzurro –  alla squadra davo un valore adeguato sin dalla prima giornata. L’anno scorso con 15 di questi ragazzi si è fatto nel girone di ritorno qualcosa come il secondo-terzo posto a livello di punti. Poi rendendomi conto del lavoro che quest’anno il tecnico Dionisi portava avanti quotidianamente insieme al suo staff devo dire che ci speravo. D’estate tutti noi dirigenti siamo convinti di avere allestito un’ottima squadra ma alla fine esultano in pochi. Il segreto è molto semplice, squadra forte con giovani bravi, tant’è che abbiamo la rosa più giovane del torneo, aspetto di cui siamo orgogliosi. Va poi detto che Dionisi ha gestito in maniera esemplare il gruppo con i cuoi collaboratori che si sono integrati al meglio con i nostri. Il problema è che all’Empoli dal 2013 in qua si è alzata la conoscenza di quelli che sono i contenuti di uno staff di lavoro, per cui siamo abituati “male”, ce ne accorgiamo subito se c’è qualcosa che non va. Il Covid? In questo, lo staff, tecnico e sanitario, è stato straordinario nella gestione delle diverse situazioni. Abbiamo avuto anche casi di 11 positività in contemporanea e, al rientro, i giocatori sono stati decisivi, benché non fossero per ovvi motivi subito al 100%. Hanno saputo trovare la forza di raschiare il barile, di attingere a tutte le risorse possibili. A livello economico la pandemia ha impattato per un costo di circa due milioni e mezzo di euro, che per una società come la nostra è un cifra importante. Noi abbiamo monitorato tutti i ragazzi del settore giovanile, anche quelli più piccoli, cercando di farli allenare quando i decreti lo consentivano. Abbiamo speso un milione di euro in tamponi sierologici e molecolari tanto per essere chiari. Ora costano un po’meno ma è stato un impatto mica da poco. Vediamo cosa si dovrà fare la prossima stagione ma in generale posso dire di essere soddisfatto per come si è gestito il tutto”.

“La scelta del mister?  – ha aggiunto – In questi trent’anni di Empoli, la cosa migliore che ho fatto è stata quella di saper scegliere le persone. Forse, semplicemente, ho commesso meno errori rispetto ad altri. Di Dionisi ci era piaciuta da subito la sua idea di calcio. L’anno scorso da avversari del suo Venezia, sia all’andata che al ritorno ci siamo subito resi conto del valore del gioco che aveva dato alla squadra. Al termine della passata stagione abbiamo incontrato Alessio e ci siamo convinti subito che fosse la persona giusta. Cosa mi ha colpito di lui? Ha i numeri, punto. C’è l’intelligenza e c’è anche una straordinaria capacità comunicativa. Ha saputo entrare nella testa dei giocatori e soprattutto ha messo davanti i fatti, non le parole. Accardi? Sicuramente è una figura fondamentale, che si è formato qui. Noi vogliamo proseguire con lui anche in futuro, il fatto che non abbia ora il contratto non mi sembra così importante, se ce l’avesse e arrivasse un club di livello credo che non sarebbe una garanzia assoluta. Adesso dobbiamo goderci il momento, pensando comunque ai prossimi due impegni. C’è la trasferta contro la Salernitana e la gara col Lecce: possiamo chiudere la stagione mettendo la ciliegina sulla torta del Castellani fortino inespugnabile. Poi ci metteremo attorno ad un tavolo a programmare il futuro come abbiamo sempre fatto. Il futuro riparte dalla volontà, forte, di voler riconfermare in blocco questo gruppo. L’ultima volta, dopo la promozione in A non ho reso il dovuto riconoscimento alla squadra, abbiamo ricostruito una rosa con elementi che non ci incastravano nulla con quel gruppo che aveva scritto una pagina importante della nostra storia. Intraprendemmo una direzione sbagliata e abbiamo provato a correggere il tiro strada facendo. Adesso facciamo tesoro di quella esperienze, appena finirà la stagione analizzeremo tutti i numeri e in base a questi si appronterà un programma”.

“Cosa sogna oggi il presidente Corsi? – ha concluso il massimo dirigente azzurro – Di regalare qualche soddisfazione alla nostra gente. Empoli ha dato un esempio, sono orgoglioso. Ci riteniamo di campagna, ma questo per noi è un valore. In questo calcio malato tutti sono alla ricerca di incassare di più, senza pensare a come fare a spendere meno. Bisogna tornare ad attingere di più dal settore giovanile per ottenere dei risultati, come facciamo noi. Non possiamo buttare centinaia di milioni: il nostro plus sono le idee. Abbiamo imparato a far quadrare numeri, conti e risultati. Facciamo di necessità virtù da cinquant’anni e abbiamo costruito meccanismi ben oleati. Il nostro settore giovanile è motivo d’orgoglio: i passi che sono stati compiuti sono enormi. Non siamo più il club costretto, come accaduto negli Anni Novanta, a fare mercato con quello che restava. Le famiglie sanno cosa c’è dietro alla nostra filosofia. Anche in questa stagione, si è scelto di dare visibilità ai ragazzi della Primavera, come accaduto nelle gare di Coppa Italia contro il Benevento e pure il Napoli, ma non va sottovalutato affatto tutto quello che c’è alle spalle, dalla Primavera ai ragazzini del 2003, del 2004 ma anche del 2007. E pure al calcio femminile. Abbiamo costruito un qualcosa di particolare nel nostro ambiente, c’è una filosofia del settore giovanile perchè i giovani rappresentano l’oggi e soprattutto il domani, anche se sappiamo bene che se abbiamo un ragazzo forte non possiamo trattenerlo più di 1-2 anni, altrimenti si fanno degli errori che ho fatto anche io.  L’Empoli è un esempio virtuoso di calcio, basti pensare alle promozioni ottenute, sette, e alle partecipazioni in Serie A per una città di queste dimensioni. Abbiamo dato tanti calciatori a squadre professionistiche in tutta Europa. Nel nostro progetto vedo ancora tanta continuità”.