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Domenica 14 settembre 1986, ovvero una di quelle date che chi tifa Empoli non può non ricordare, al pari della scoperta dell'America o della caduta del muro di Berlino. Dopo 66 anni di storia, infatti, è, finalmente, serie A, sfumata sul campo per appena un punto l'anno precedente e riconquistata nelle aule di tribunale teatro del processo a società e giocatori coinvolti nello scandalo del Calcioscommesse del 1986. Un tourbillon di delusioni, speranze ed attese che rende ancora più bollente quell'estate di metà anni '80. Si inizia con un misto di amarezza e fiducia, assaporato dai tifosi azzurri l'8 giugno 1986, quando il Vicenza, pareggiando 1 – 1 contro il Pescara, si guadagna sul campo l'aritmetica promozione nel massimo campionato, rendendo vano il successo 2 – 0 sul Cagliari dell'Empoli, diretto inseguitore dei veneti. L'inchiesta sul secondo Totonero della storia del calcio italiano è, però, già stata aperta e tra le società coinvolte vi sono proprio i bianco rossi, che potrebbero rischiare, se condannati, sanzioni direttamente proporzionali alla gravità dell'illecito scommesso. Così, finito il torneo, più che a discorrere di come Bearzot imposterà la Nazionale per difendere il titolo di campione del mondo, negli innumerevoli bar dello sport sparsi per tutta Italia si iniziano ad ipotizzare i possibili scenari futuri in vista delle sentenze dei giudici del calcio (oggi ci si scommetterebbe sopra, quote alla mano su possibili penalizzazioni e dinieghi di iscrizione). Un'attesa lunga due mesi, che ad Empoli lascia il posto all'euforia il 5 agosto 1986, quando la Commissione Disciplinare della FIGC, non ammettendo il Vicenza a prendere parte al campionato di serie A 1986 – '87, sancisce la conseguente promozione a tavolino dell'Empoli. In città esplode l'entusiasmo, subito raffrenato, però, da chi, ragionando saggiamente con lungimiranza, invita ad aspettare la pronuncia della Commissione d'Appello Federale (CAF). Un ferragosto con il magone non solo per i tifosi azzurri, ma anche per i supporter di numerose altre squadre, che arrivano a fine mese non sapendo ancora quale sorte sportiva toccherà ai propri beniamini. Fino a che, il 26 agosto 1986, la CAF sentenzia, definitivamente, il diritto dell'Empoli a disputare il campionato di serie A 1986 – '87, in sostituzione del Vicenza. Ora sì che si può far festa e celebrare la prima conquista del massimo campionato della storia azzurra. Il tempo, però, è tiranno ed impone alla società di allestire in fretta e furia una squadra dignitosa. Per il presidente Grazzini ed il direttore sportivo Bini, punto di (ri)partenza imprescindibile non può che essere l'allenatore, ovvero Gaetano Salvemini, chiamato a confermarsi ancora una volta come "Salvempoli", ma, stavolta, sul palcoscenico più prestigioso del calcio nazionale. In secundis, confermare in blocco i giocatori protagonisti dello splendido campionato cadetto 1985 – '86, cercando di non perdere troppo terreno all'inizio, per poi provare a rinforzarsi con nuovi innesti nel mercato di riparazione, allora programmato in autunno. Ma, intanto, ecco il calendario riservare agli azzurri un battesimo di fuoco: si comincia in casa contro l'Inter. L'attesa per il debutto in A contro un avversario così prestigioso è a dir poco spasmodica ed il primo girone di Coppa Italia rappresenta già un banco di prova importante per la tenuta della squadra. I segnali sono più che incoraggianti, con gli azzurri che conquistano il pass per gli ottavi di finale. Il "Castellani" festeggia il primo piccolo traguardo stagionale, prima di consegnarsi ad urgenti lavori di adeguamento, che gli permetteranno di riabbracciare l'Empoli targato serie A nel mese di novembre. La partita contro l'Inter, infatti, si gioca a Firenze e sono in 15.000 gli empolesi che, a due o quattro ruote, su gomma o su ferro, affollano il "Franchi", preparandosi a vivere emozioni indescrivibili. L'incasso – 510 milioni di lire al botteghino, a cui si sommano i 580 degli abbonamenti – superiore a quello registrato durante l'intera serie B dell'anno precedente, rappresenta già di per se la prima vittoria stagionale per la società toscana. La prima formazione in A della storia azzurra viene scandita al ritmo di Drago, Vertova, Gelain, Della Scala, Picano, Salvadori, Osio, Urbano, Della Monica, Casaroli e Zennaro. "Voglio una squadra umile e modesta", la richiesta del presidente dell'Inter Pellegrini a Trapattoni, che, avvertendo che contro le provinciali ci si giocano gli scudetti, schiera Zenga, Bergomi, Baresi, Piraccini, Ferri, Passarella, Fanna, Tardelli, Altobelli, Matteoli e Rummenigge. Già, una squadra che, se vuole veramente pensare di inserirsi nella lotta per lo scudetto, dove Juve, Napoli e Roma appaiono maggiormente accreditate, non deve specchiarsi troppo nei propri nomi e badare maggiormente al sodo. E, nella prima mezz'ora, complice la comprensibile emozione azzurra, il Biscione striscia velenoso nella metà campo empolese, dando l'impressione di sferrare il morso velenifero da un momento all'altro. Già dopo due minuti, Altobelli invoca il rigore, ma l'arbitro Pairetto non interviene. Al 17', la sorte aiuta Drago, che ringrazia il palo, su cui si scheggia un'impressionante bordata di Tardelli su punizione di seconda dal limite dell'area. Seconda contestazione nero azzurra otto minuti più tardi, quando Rummenigge viene contrastato in area e Pairetto fischia, sanzionando, però, un precedente fallo su Tardelli al limite dell'area. La rabbia di Trapattoni e co monta poi alle stelle, allorquando Altobelli viene preso in mezzo da Vertova e Della Scala in area, senza che Pairetto batta ciglio. Rimasto indenne dagli assalti meneghini ed approfittando pure di un momento di pausa che gli avversari si concedono per gestire lo sforzo dovuto al gran caldo fiorentino, l'Empoli prova a respirare alzando il baricentro, ma nessuno può immaginare che il primo contropiede della storia azzurra in serie A possa rivelarsi vincente. Eppure, al minuto 36, Salvadori intercetta un flebile passaggio di Tardelli a Bergomi, palla sulla sinistra a Casaroli, che avanza e serve Zennaro, il quale va sul fondo, mette un cross che elude l'intervento di testa di Ferri ed impatta proprio sulla testa di Osio che, pur non essendo una punta di ruolo, non può sbagliare a due passi da Zenga. Al cospetto dei 20.000 tifosi nero azzurri, l'urlo dei 15.000 empolesi sembra sovrastarli, così come Osio, vent'anni, scuola Toro, è sommerso dai compagni e manda un saluto alla tribuna, dove esulta la sua famiglia, giunta da Ancona. L'Inter cerca di scuotersi ed impreca, ancora, contro la sfortuna, che ferma sulla traversa una staffilata di Passarella, servito in area di testa da Altobelli. Prima dell'intervallo, durante il quale il presidente viola Pontello si dice pronto ad offrire ospitalità eterna all'Empoli a Firenze, uno slalom sulla sinistra di Fanna viene bloccato da un sempre sicuro Drago a terra. Si ricomincia, quindi, con il solito canovaccio: Inter a testa bassa in attacco, Empoli ripiegato in difesa, pronto a ripartire. Il Biscione, però, appare in difficoltà, soprattutto con i centrocampisti, lenti e, Matteoli su tutti, sempre troppo innamorati del pallone. D'altronde, sembra palese che se il migliore interista in campo alla fine sia Piraccini, un onesto portatore d'acqua al cospetto dei vari Tardelli, Altobelli e Rummenigge per definizione del suo stesso presidente Pellegrini, motivi di preoccupazione in casa nero azzurra sembrano essercene tanti. Anche perché proprio Piraccini si procura una distorsione alla caviglia sinistra ed è costretto ad alzare bandiera bianca al 53'. Davvero un grosso guaio per Trapattoni, che, già orfano degli squalificati Mandorlini, Fanna e Tardelli, perde un altro giocatore per la partita di Coppa UEFA contro l'Aek Atene, in programma a San Siro tre giorni dopo. In campo, ecco, dunque, Garlini, la terza punta che si affianca ad Altobelli e Rummenigge. Una necessità, stante l'esigenza di dover rimontare, che sbilancia, però, pericolosamente l'Inter, che sopravvive due volte grazie a Zenga, bravissimo su Casaroli e Brambati, sostituto dell'eroe Osio dal 55', per poi essere graziata da Zennaro. E, finita la gara, tra le scene di giubilo in tribuna, per bocca dell'amministratore delegato Carmignani arriva un'altra buona notizia per l'Empoli, ovvero il prossimo ingaggio dell'attaccante svedese Ekstrom. Così, calato il sipario sulla prima, storica giornatA (la A maiuscola è d'obbligo!) azzurra, mentre si torna ad Empoli ci si pizzicano le guance e, stropicciandosi gli occhi, ci si interroga a più riprese: "Sogno o son desto?". "La seconda che hai detto", direttamente dal "Marco Osio show". Federico Ferretti