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Domenica 14 dicembre 1997 si gioca la 12° giornata del campionato di serie A 1997 – '98 e l'Empoli ospita la Sampdoria. La banda diretta da Spalletti, tornata nell'Olimpo del calcio dopo dieci anni di assenza, aspira a suonare nuovamente una sinfonia perfetta dopo due sconfitte dolorose, patite in altrettanti scontri salvezza al Castellani contro il Piacenza (2 – 3) ed in casa del Brescia (3 – 1). La classifica è, comunque, assolutamente in linea con l'obiettivo salvezza, con gli azzurri che tengono sotto di se cinque squadre che sgomitano per evitare la retrocessione, amaro destino spettante alle ultime quattro. Di contro la Samp, sesta in graduatoria ed a ridosso della zona UEFA, appare in salute, reduce da tre risultati utili consecutivi (una vittoria ed un pareggio). Evidentemente, la cura del mitico Vujadin Boskov, subentrato da tre turni all'argentino Menotti funziona, anche se in molti faticano a comprendere la decisione della società di allontanare un allenatore capace di incamerare undici punti in otto partite. I toscani si schierano con un 3 – 5 – 2 che si disegna sul campo con Roccati in porta, Binho Cribari, Baldini e Bianconi in difesa, Ametrano, Pane, Ficini, Martusciello e Tonetto a centrocampo, Esposito e Florijancic in attacco. Sull'altro fronte, lo schieramento di Boskov si basa su un 5 – 3 – 2 con Ferron tra i pali, Balleri, Castellini, Mihajlovic, Hugo e Pesaresi nel pacchetto arretrato, Veron, Boghossian e Franceschetti in mediana, Montella e Signori di punta. Già, quello scugnizzo napoletano che ad Empoli aveva impressionato per poi far rotta verso Genova (rosso blu prima e blucerchiata poi) torna al Castellani per la prima volta d'avversario e l'accoglienza del pubblico empolese è davvero commovente. Il presidente Corsi gli consegna una medaglia d'oro per le prodezze con la maglia azzurra nel quinquennio 1990 – '95 e Montella ringrazia, visibilmente commosso, chi, in serie C1, ha creduto in lui, proiettandolo nel grande calcio. Un'emozione che, però, sembra pesare eccome sullo stato d'animo in campo di Vincenzino che, sin da subito, fatica a rendersi protagonista nell'area di rigore avversaria. Per fortuna di Boskov e co, però, ci sono i micidiali calci di punizione di Mihajlovic ed è proprio dal mancino magico del "Sergente" serbo, scodellato dalla fascia sinistra, che, al 9', arriva lo stacco di testa vincente di Franceschetti. Invece di gestire il vantaggio, la Samp fa di tutto per complicarsi l'esistenza e ci riesce al 23', quando Castellini, già ammonito per un fallo su Florijancic, va giù pesante in scivolata su Esposito. Se il primo giallo estratto dall'arbitro Tombolini sembra severo, il secondo ci sta tutto e si traduce nel rosso al difensore doriano. Il suicidio diviene duplice allorché Boskov decide di non modificare l'assetto tattico, invitando i suoi a continuare con un bizzarro 4 – 3 – 2 con la difesa in linea. Una scelta inconcepibile per un allenatore della sua esperienza, giunto alla duecentesima panchina con la Samp. Che, dopo appena due minuti, viene punita dal giocatore chiave della gara, Tonetto, inserito da Spalletti come uomo più a centrocampo per spaventare Balleri e dar manforte alla coppia Pane – Ficini: l'esterno mancino recupera un pallone vagante sul vertice sinistro dell'area e lo scaglia imparabilmente alle spalle di Ferron. Dolcissima la ninna nanna simulata dal bravo Max, esultanza mutuata da Bebeto ai Mondiali di USA 1994, per festeggiare la nascita di sua figlia, avvenuta pochi giorni prima. Un Tonetto sempre vivacissimo sulla corsia sinistra e per nulla distratto, al contrario di Veron, dalle voci di mercato, che lo vedono oggetto del desiderio di società importanti come Roma e Parma (testimoniato da loro osservatori presenti in tribuna) e della stessa Sampdoria. Complice anche l'espulsione di Castellini, l'idea di Spalletti di rinunciare per la prima volta in stagione al 4-4-2, optando per un più coraggioso 3 – 5 – 2, si rivela vincente e capace di spaccare i blucerchiati in due tronconi, con Montella e Signori abbandonati a loro stessi. Così, al 40', Martusciello, servito da Florijancic dopo una splendida azione sul binario di sinistra, gira di piatto in rete, per il 2 – 1. L'Ischitano, di nuovo protagonista in campo dopo alcuni fastidi muscolari, conferma tutta la sua tecnica e grinta al servizio della squadra, dopo le due gemme settembrine capaci di annientare Lazio e Fiorentina. Due legni per parte, un palo di Florijancic ed una traversa di Mihajlovic ancora su punizione, ravvivano il finale di primo tempo. Chi non si accontenta gode ancor di più e Martusciello lo dimostra dopo nove minuti della ripresa, quando fulmina Ferron con un destro devastante da oltre 25 metri. Si alza forte il coro dei tifosi azzurri "O Martusciello bello guaglione!" ed il numero dieci azzurro ringrazia, mandando un bacio in tribuna ove al posto del papà portafortuna siede quel giorno il piccolo Alfonso, sedici mesi, che non poteva debuttare meglio al Castellani. Giovanni da Ischia conquista il record di segnature (cinque) e si conferma autentico talismano di Spalletti, capace di fargli guadagnare almeno un punto tutte le volte che è stato marcatore. La partita ormai non è più in discussione, anche perché Baldini ed il giovane Binho (cinquanta milioni di lire l'anno assolutamente ben spesi per retribuirlo) lasciano le briciole al duo Montella – Signori. Ma i per palati sopraffini c'è pure la soddisfazione di gustarsi la ciliegina sulla torta di Esposito, che, al 20', parte sul filo del fuorigioco sulla fascia sinistra, per poi rientrare in dribbling in area e mettere alle spalle di Ferron il definitivo 4 – 1. E' l'ultimo acuto della gara, che vede Montella, dopo aver subito un intervento dubbio in area, uscire tra i cori di affetto dei suoi ex tifosi e Boskov riflettere sugli errori a volte madornali dei suoi, oltre che sull'ottavo cartellino rosso rifilato alla Samp in dodici partite. Spalletti si gode invece la verve di Martusciello, i cui gesti scaramantici sembrano funzionare eccome. Lui che, la stagione precedente, passava a prendere in auto Esposito, che ringraziava della cortesia a suon di goal. Lui che, un anno dopo, fissato il domicilio dietro il Castellani, si fa scorrazzare da Esposito per la gioia di tutti e due, entrambi goleador, e che, prima di ogni ritiro interno, non riesce ad addormentarsi se il suo personalissimo tiro a segno, che consta nel lancio di un sassolino al cartellone pubblicitario di fronte alla sua camera d'albergo, non è andato a bersaglio. Chissà che, a distanza di quasi vent'anni, i "Corsi e… Ricorsi" di giornata non siano di buon auspicio al nuovo corso di mister Martusciello sulla panchina azzurra. Noi te lo auguriamo di cuore. In bocca al lupo, "bello guaglione!" Federico Ferretti